La speleologia nelle affascinanti Valli del Natisone possiede un cospicuo potenziale che risulta ancora tutto da scoprire: le cavità artificiali, in particolare quelle legate al primo conflitto mondiale. Il C.R.C. Seppenhofer, che ha aperto la strada con le esplorazioni nella zona fra Castelmonte e Stregna, prosegue ora nella sua attività con l’accatastamento di due ipogei nel comune di Drenchia. Poco distante dalla località Casoni Solarie, sotto la cima del Monte Klabuk a 1000 metri di quota, sono state recentemente rilevate due gallerie di diverse decine di metri di sviluppo, con finiture in calcestruzzo armato sia su un arco d’ingresso che all’interno. Le cavità costituivano un ricovero–deposito od un comando: al momento mancano dettagli sul loro utilizzo. È però possibile inquadrarle storicamente con una certa precisione stando alla loro posizione ed alla loro morfologia. Le stesse si situano, infatti, lungo la terza linea difensiva italiana, la stessa che si snoda più a sud lungo i rilievi di destra Judrio, e che non fu mai portata a termine per le scelte strategiche degli alti comandi italiani. Anche le due gallerie del Klabuk (il numero di catasto non è ancora disponibile) sono incomplete, in quanto dovevano formare un’unica cavità il cui sviluppo avrebbe sfiorato i cento metri: confrontando i rilievi, due rami ciechi delle stesse procedono in direzione contrapposta ed i fori da mina testimoniano la volontà di continuare a scavare. Arrivò prima, però, la disfatta di Caporetto che vide proprio in questo settore uno degli sfondamenti decisivi, nonostante la determinata difesa delle truppe italiane.
Una curiosità, spulciando i libri di storia: nei giorni della battaglia dell’ottobre del 1917, gli abitanti di questa zona, assieme ai militari, trovarono rifugio in alcune cavità (molto probabilmente artificiali) dal violento attacco austro–tedesco, condotto con un massiccio impiego dell’artiglieria, anche con proiettili a testata chimica. (MM)