Novità esplorative
Si allunga la Grotta delle Druse (o delle Geodi)
Dopo gli scavi che hanno portato al collegamento della Grotta Doria con la 3876 VG, Luciano Filipas ha intrapreso una campagna di ricerche nella vicina Grotta delle Druse (o delle Geodi), 21 VG, il cui pozzo d’acceso è ostruito da decenni e la cui congiunzione con la Doria era stata ottenuta alla fine degli anni ’60 con una serie di scavi nella frana terminale della Doria che avevano avuto momenti drammatici. Ora, sistemata una linea elettrica, resi più comodi alcuni passaggi nella caverna centrale della Grotta delle Druse e attivato un impianto per il ricambio forzato dell’aria, è stata affrontata la colata che chiude la galleria terminale della cavità. Il risultato, per il momento, è costituito da un cunicolo inframmezzato da camini e piccoli slarghi, anche concrezionati; dopo un primo tratto in salita il nuovo ramo scende rapidamente, contribuendo così non soltanto ad aumentare lo sviluppo del piccolo complesso risultante dall’unione delle grotte 21, 3875 e 3876 VG, ma pure la sua profondità. Il materiale di risulta viene usato per l’erezione di muretti e terrapieni a secco nella sala sita subito prima dell’inizio del cunicolo. (PG) Nuove esplorazioni alla Grotta Skilan
Nei giorni 25, 26 e 27 aprile ben nove gruppi speleologici, per un totale di 28 partecipanti, si sono dati appuntamento a quota -200 nella Grotta Skilan, la cavità di maggior sviluppo e profondità della provincia di Trieste, per condurre una nuova campagna di ricerca ed esplorazione. Tante erano le cose da fare ma, vista la buona volontà dimostrata dai tanti speleologi provenienti da gruppi regionali e non, già in questa prima uscita si è potuto constatare che l’unione fa la forza ed i risultati ne hanno dato la conferma. Nel ramo ovest della grotta è stato realizzato un primo campo base a quota -200 da cui sono partite ben sei esplorazioni, compiute da squadre differenti che hanno operato all’interno della cavità. In particolare sono state realizzate tre risalite artificiali, ancora in fase di completamento, è stato effettuato un traverso sul pozzo interno da 110 ed è stata condotta l’esplorazione con relativo rilievo di un meandro sul fondo del pozzo stesso. Inoltre alcuni si sono dedicati ad aiutare un fotografo nel suo lavoro di documentazione. Una parte delle esplorazioni è stata condotta a quota -340 ed a circa 6 ore dall’ingresso; questi dati dovrebbero bastare a rendere giustizia delle difficoltà tecniche che questi speleologi hanno dovuto superare. Dopo questa prima fase, conoscitiva, sicuramente le esplorazioni continueranno e, forti di questa prima tornata, i risultati non tarderanno ad arrivare. Un particolare ringraziamento va ai tre volontari (più tre cani) che si sono occupati della logistica esterna per l’intera durata delle esplorazioni, nonché alla Federazione Speleologica Regionale del Friuli-Venezia Giulia e a tutti quanti hanno contribuito alla buona riuscita di questo primo esperimento in questa cavità. Il prossimo appuntamento per tutti gli speleologi di buona volontà è fissato presso la sede del Gruppo Speleologico Monfalconese “Amici del Fante” il 30 luglio prossimo, data in cui si concorderà tutti assieme la prossima campagna di esplorazioni. Per informazioni ci si può rivolgere a Duilio Cobol (GGCD) 348 3725405 (fisiocobol@virgilio.it) o a Lorenzo Lucia (CAT) 347 4535362. (DC) Complesso del Col Lopic (Monte Canin)
È stata finalmente superata la strettoia nel ramo “Bakunin”, fatto che ha permesso a speleologi del Circolo Speleologico Idrologico Friulano e del Gruppo Speleologico Pradis di scendere altri due pozzi e di arrivare ad una frana non transitabile collegata con l’abisso “Amore quanto latte!”, distante in pianta una decina di metri. Il complesso, se si riuscisse a superare l’ostacolo, passerebbe così ad un dislivello di oltre 900 metri ed uno sviluppo di tre chilometri. (AB) Spedizione in Bosnia
Dal 13 al 21 giugno il Gruppo Speleologico Carnico “Michele Gortani” CAI Tolmezzo ha organizzato la prima spedizione speleologica in Bosnia centrale e precisamente sui monti della Romanija. La spedizione ha visto la partecipazione di tre speleologi del GSC e due esterni del Gruppo Grotte Novara. Le aree visitate sono state tre: Biambarj, Kladanije e Gosina Planina. Biambarj: in questa zona nella grotta esplorata nell’autunno del 2002 (dai partecipanti alla pre-spedizione) è stato ultimato il rilievo. La grotta adesso ha uno sviluppo di 350 metri e una profondità di 110. Kladanije: in quest’area sono state visitate due grotte: la prima è una moschea naturale e all’ingresso sono incisi sulle pareti dei graffiti che si presuppongono dell’età dal bronzo; la seconda grotta è posta alcuni metri più in basso della prima, ha uno sviluppo di 400 metri circa ed è in fase di esplorazione da parte del gruppo di Sarajevo. Gosina Planina: nell’area di questo altopiano posto a sud-ovest di Sarajevo, da cui dista 65 Km, sulle pareti del monte Gradac, presso il villaggio di Golubovica, si trova la grotta (senza nome) che ha dato le scoperte più interessanti della spedizione. La grotta, che chiameremo di Golubovica, ha una sua leggenda che racconta di come alcuni abitanti della zona si nascosero in essa durante una persecuzione e gli inseguitori, scoprendo il trucco, accesero dei fuochi all’ingresso asfissiandoli tutti. Le testimonianze di resti umani sparsi su tutto il pavimento della grotta confermano in parte questa leggenda. Altre interessanti novità sono una colonna di 120 cm di diametro e lunga 25 metri spezzata in tre tronconi; il ritrovamento all’interno di stele musulmane scolpite nella roccia che testimoniano le sepolture e il luogo sacro per gli abitanti del villaggio; la tana dell’orso speleo; la presenza di insetti da catalogare; le testimonianze del primo gruppo speleologico bosniaco risalenti al 1919 e altri interessanti dettagli geologici di notevole interesse. Lo sviluppo di questa cavità orizzontale è di circa 700 metri; non presenta particolare difficoltà fino alla prima camera (150 m dall’ingresso) e solo un pozzo verticale di 6 metri e un successivo scivolo di altri 6 metri impediscono di raggiungere comodamente il fondo. La larghezza media è di 3-4 metri ad eccezione del pozzo iniziale che presenta una lieve strettoia che comunque si passa senza particolari difficoltà. La spedizione ha consolidato gli scambi tecnici e culturali con il gruppo di Sarajevo. Gli organizzatori, inoltre, riscontrando una particolare difficoltà in loco al reperimento dei materiali tecnici da parte del gruppo locale, hanno lasciato, in segno di amicizia, vari materiali tecnici donati da gruppi aderenti alla Federazione Speleologica Regionale del Friuli-Venezia Giulia. Il professor Jasminko Mulaomerovic, presidente del gruppo speleologico di Sarajevo, ha inviato tramite il capo spedizione una lettera riportante i saluti alla Federazione e ai Gruppi aderenti all’iniziativa ringraziandoli per la donazione. (AT) |