Speleologia urbana
Sabotino: nuovi ipogei bellici italiani ed austriaci
Il prosieguo della campagna di studio e rilevamento degli ipogei militari del Monte Sabotino (Gorizia) del Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” ha visto di recente un interessante risultato. Sono state rilevate quattro cavità, in una zona molto più bassa della linea di cresta dove sinora gli speleo del “Seppenhofer” avevano operato. Due di queste sono gallerie-ricovero di costruzione italiana, una con sviluppo più articolato, l’altra più lineare, entrambe di alcune decine di metri di lunghezza. La prima, in un tratto interno, si presenta di difficile accesso a chi non ha dimestichezza con il sottosuolo, e ciò ha reso possibile che al suo interno si sia conservata parte di una struttura in legno e carta catramata costruita con lo scopo di isolare l’ipogeo dall’umidità. La seconda galleria italiana si trova nei pressi di una cava disusata da più di cinquant’anni: fra i blocchi di pietra abbandonati, che un tempo venivano fatti rotolare lungo la china del monte fino al sottostante paese di San Mauro, vi è l’ampio imbocco della galleria che fa pensare ad un suo utilizzo successivo proprio a servizio della cava. Nei dintorni, uno spettacolo di fenomeni carsici di superficie che nulla ha da invidiare alle microforme di altri luoghi ben più famosi.
A monte di questa, vi sono i resti di una trincea austriaca, che procede a serpentina lungo la curva di livello dei quattrocento metri. Le pareti della stessa sono costituite da blocchi di pietra squadrata di rara fattura, di solito utilizzate per edifici di importanza ben maggiore. Al suo interno, in corrispondenza di altrettante piazzole per bombarda puntate verso la collina di Oslavia, sono state rilevate due cavernette adibite al ricovero dei serventi ed al deposito delle munizioni. È particolarmente importante sottolineare che questi ultimi ipogei si trovano segnati sulle carte militari italiane della prima metà del 1916. (MM)
Miniere del Rio Resartico
Il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, nell’ambito di un programma di ricerca coordinato dal Museo Friulano di Storia Naturale, ha effettuato alcune esplorazioni nell’area delle miniere del Rio Resartico, presso Resiutta (UD). In quest’area per cinquant’anni, fra la fine del XIX secolo e la seconda guerra mondiale, sono stati scavati scisti bituminosi che hanno fornito olio da lampada (con il quale veniva fra l’altro illuminata Udine) e ittiobenzina, utilizzata soprattutto durante la “autarchia”. Grazie alle fondamentali informazioni fornite dagli ultimi minatori di Resiutta, è stato possibile, dopo sessant’anni, raggiungere l’unico ingresso ancora aperto delle miniere. Alcune frane avevano infatti isolato e occluso gli accessi principali posti sul Rio Resartico, presso il villaggio minerario recentemente oggetto di interventi di restauro operati dall’Ente Parco delle Prealpi Giulie. Rimaneva (e rimane tuttora) percorribile solo la galleria di collegamento che veniva utilizzata per il transito degli operai e dei materiali: tutti gli altri imbocchi risultavano occlusi o irraggiungibili. Gli speleologi udinesi, dopo una serie di arrampicate lungo un canalone ed alcuni difficili passaggi hanno raggiunto quello che si può definire “l’imbocco alto” della miniera e percorso alcune delle gallerie interne per alcuni chilometri. Da quanto risulta in base alle ricerche storiche effettuate dal Museo di Udine, il sistema dovrebbe svilupparsi per una decina di chilometri, ma molti tratti risultano occlusi o pericolanti. Tutto il reticolo di gallerie minerarie appare comunque molto pericoloso ed i sostegni in legno posti a suo tempo risultano marciti; ciò nonostante sono stati effettuati rilievi geologici e verificati alcuni tratti di miniera documentando anche per immagini ciò che resta, oggi, di un’attività che ha caratterizzato la vita di queste vallate sino a cinquant’anni fa. Nell’occasione è stato anche girato un video all’interno delle miniere ed è stato realizzato il rilievo topografico della galleria di collegamento, già da tempo conosciuta, per circa 300 metri. (GM e AM)
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