Trascriviamo integralmente una interessante notizia comparsa sul numero 48 di Speleologia, con la quale Chiara Maietti e Stefano Rossetti, del Gruppo Speleologico Ferrarese, illustrano le ultime esplorazioni in una vecchia cavità del Cansiglio, che l’hanno fatta diventare una tra le maggiori grotte del Pordenonese. (GB)
« L’interesse del Gruppo Speleologico Ferrarese per la zona del Cansiglio, bosco protetto a monte di Vittorio Veneto (TV), ripartito tra le provincie di Treviso, Pordenone e Belluno, risale all’anno 1993 quando uno dei nostri soci svolse la sua tesi in geologia con lo studio del rapporto tra fenomeni carsici e tettonica in quelle zone. Durante quel periodo di studio, contemporaneamente alla raccolta dati per la tesi, il gruppo ha sistematicamente rivisitato tutti gli abissi noti nei dintorni di Col de la Rizza. Tutto sommato le sorprese sono risultate modeste per quello che riguarda l’esplorazione, ad eccezione dell’abisso FR 410. Il piccolo ramo esplorato allora, pur non essendo rilevante per dimensioni e profondità, è stato oggetto di accurate ricerche per la sua notevole corrente d’aria. Gli abissi di questa zona sono generalmente caratterizzati da profondi pozzi di ingresso e vasti saloni terminali.
Nel gennaio 2003 il gruppo, stimolato dagli eclatanti risultati in quel dei marmi apuani di Go Fredo assieme agli amici di Reggio Emilia, e fortificato dalle nuove leve che di Cansiglio avevano solo sentito parlare, decide di riprendere la ricerca di quella fatidica corrente d’aria.
Durante la prima uscita, una sfrenata fantasia ci suggerisce l’uso di palloncini riempiti di elio, da usare tipo scandaglio cerca-aria, al fine di discriminare le molte possibilità di esplorazione verso l’alto. Questo ci ha permesso di riprendere in considerazione una risalita intrapresa dieci anni prima, scoprendo l’imbocco di un’ampia galleria a pochi metri dalla visuale dei primi sfortunati esploratori. Dopo la galleria ed un breve salto, ci troviamo ad esplorare una stupenda e articolata zona riccamente concrezionata, con chiari segni freatici e molti paleolivelli. Presto arriva il primo bivio e con esso la contemporanea esplorazione di due rami, uno attivo e l’altro fossile. Sono stati topografati fino ad ora solamente 400 m di sviluppo, ma circa altrettanti restano ancora da rilevare. La profondità raggiunta è di circa 330 metri; l’esplorazione adesso (novembre 2003) non è più così facile ed euforica come nelle fortunate uscite precedenti. Non si aprono più verticali, ed una vasta sala di crollo per ora preclude ogni approfondimento. Tuttavia restano da verificare moltissimi punti e speriamo che l’inverno possa ripristinare le condizioni per seguire al meglio le correnti d’aria, che anche in questa zona sono molto importanti. »