Novità esplorative
Apertura di un nuovo pozzo

A metà novembre del 2003 la Sezione Speleologica dell’A.S. “Grmada” è stata contattata per vedere un fenomeno interessante in una dolina situata a 300 m a SSE dalla chiesetta di Samatorza (TS). In mezzo al campo in fondo alla dolina si era infatti aperto uno sprofondamento di 6 m di profondità e 4 m di diametro, con pareti verticali, che finiva in un pozzo.

Un fenomeno veramente interessante, anche perché qualche mese prima il campo era stato normalmente arato. Dapprima si è pensato ad un collegamento con un pozzo vicino (n. regionale 2392). Dopo una visita del citato pozzo però non è stato trovato nessun collegamento. Dopo qualche settimana di studi per vedere come poter entrare nel pozzo senza rischiare che la terra delle pareti dello sprofondamento collassasse, si è deciso di piazzare sopra il pozzo due tronchi d’albero per poi calarsi almeno fino all’imbocco del pozzo interno. Qui arrivati, si è valutato di poter continuare, scendendo fino -15 m. Da questo punto in poi si è raccolta tutta la terra che è crollata dal campo sovrastante. Qui c’è un ripido scivolo terroso che finisce con un pozzo di 7 m in una saletta lunga 7 m, sul fondo della quale si trova tanto fango misto ad acqua. Qui si sprofonda per bene con i piedi nel fango, rischiando anche di perdere gli stivali. E si trova qui, a -32 m, il punto più profondo della cavità che è stata chiamata “Brezno v Trstenikah”. Foto del fenomeno sono disponibili in Internet al sito www.grmada.org sotto la voce “FOTO/Brezno v Trstenikah”. (DG)

Acque timaviche

Recentemente gli speleologi di Sežana hanno raggiunto dei corsi d’acqua, probabilmente collegati con la Reka in due grotte nei pressi di Sežana (SLO). La prima, la grotta di Kanjaduce, ha il numero di catasto sloveno A 276 ed il numero di catasto VG 166. La grotta si trova tra Sežana e la polveriera, circa cento metri a SW dalla strada. La grotta è stata scavata dal Polley circa un secolo fa. Il suo rilievo si trova sul Duemila Grotte alla figura n. 483. La seconda, Brezno v Stršinkni dolini (Abisso nella dolina Stršinkna) si trova invece circa 300 m a SE di Orlek (vedi anche la recensione di Naše jame n. 44). Il presidente dello Jamarsko društvo Sežana, Jordan Guštin, inizia così la sua collaborazione con La Gazzetta dello speleologo presentando le due scoperte.

Grotta di Kanjaduce: l’ingresso della grotta si trova sul fondo di una bassa dolina nei pressi di Sežana alla quota di 352 m. La forte corrente d’aria provocata dalle piene era nota agli abitanti del luogo ben prima della Prima Guerra Mondiale. Già allora il proprietario del fondo iniziava gli scavi nella speranza di trovare l’acqua. I soci dello Jamarsko društvo di Sežana hanno iniziato i lavori di scavo nel 1963. Da allora numerose generazioni di speleologi si sono susseguite negli scavi. La differenza di intensità della corrente d’aria in punti diversi della grotta rappresentava l’incognita maggiore nella scelta della direzione dello scavo. Infine lo speleologo Gorazd Berčič, coadiuvato dai colleghi, ha iniziato a lavorare sistematicamente a Kanjaduce. Con attenzione seguiva la direzione dell’aria lungo la frana. La direzione giusta da prendere era indicata da poche ore di vento intenso all’anno. Dopo tre anni di ricerche gli speleologi sono riusciti a trovare la strada giusta fino alla tanto cercata galleria principale, da dove proveniva tutta l’aria. Il 12 dicembre del 2003 è stata raggiunta la galleria che porta fino al tanto cercato corso della Reka. La lunghezza del corso d’acqua viene stimata a circa 450 m. Il percorso inizia e termina con un lago. Le dimensioni della galleria percorsa dal fiume oscillano tra i 10 m e i 30 m con punte fino a 80 m. I resti lasciati dalle piene indicano che l’acqua si alza fino a 70 m. La profondità della grotta risulta ora superiore ai 300 m.

Abisso nella dolina Stršinkna: sette anni per arrivare alla Reka. Nel 1997 Ludvik Husu, residente a Orlek e socio dello Jamarsko društvo Sežana, sentiva dei forti rumori provenire dal sottosuolo nella Stršinkna dolina, che si trova presso Orlek, vicino al confine tra l’Italia e la Slovenia. Il rumore era talmente incredibile da indurlo a chiamare Jože Korači per verificare la veridicità del fatto, che ha segnato l’attività del Gruppo per molti anni. Il 15 febbraio del 1998 iniziavano gli scavi manuali sul fondo della dolina. Vista la mole di lavoro, gli scavi sono proseguiti con una pala meccanica; tuttavia dei crolli continui hanno interrotto presto i lavori. Nel 2000 sono ripresi gli scavi e le pareti del pozzo sono state rivestite con tronchi di pino. I lavori sono quindi proseguiti quasi ogni domenica e a settembre dell’anno successivo sono stati raggiunti i 19 m di profondità. Durante questo scavo sono state estratte circa 200 tonnellate di materiale. Successivamente, alla profondità di 15 metri, veniva individuata una fessura che, allargata, ha permesso di raggiungere un pozzo di 15 m. Durante le successive forti piogge una forte corrente d’aria nella parete del pozzo, alla profondità di 16 m, ha permesso di raggiungere dopo due metri di strettoia un pozzo di 100 m che continuando con una serie di pozzetti ha condotto alla profondità di 145 m. Durante la piena del 12 agosto del 2002 la corrente d’aria era così forte da agitare gli alberi sopra l’entrata. Ciò ha permesso di trovare la prosecuzione e raggiungere i 228 metri di profondità. Sono seguite numerose altre uscite senza però riuscire a trovare una prosecuzione. Il 4 gennaio del 2004 si lavorava nella grotta in due siti. Una squadra diretta da Branko Pipan consolidava il pozzo iniziale, mentre l’altra squadra diretta da Marko Gombač seguiva l’aria. La prosecuzione veniva individuata alla profondità di 70 m e portava ad un pozzo di 160 m, che si conclude con una enorme caverna, abbastanza fangosa. Il suolo della caverna risulta inclinato e scende per circa 40 m. Segue una galleria che porta fino a 280 m. Nell’uscita successiva veniva raggiunto il corso d’acqua alla profondità di circa 340 metri. Qui la Reka scorreva in una caverna larga circa 40 metri, quasi completamente invasa dalle acque alte che non hanno permesso di proseguire l’esplorazione. (JG, SS)