Pubblicazioni edite
Progressione 47

In questo numero del semestrale della Commissione Grotte “E. Boegan” di Trieste, è il Carso triestino a farla da padrone con la stragrande maggioranza degli articoli presenti. Oltre alle, sempre piacevoli da leggere, impressioni di Bosco Natale Bone, troviamo contributi su svariate nuove e vecchie cavità della zona alle spalle di Trieste. Ed è così che leggiamo la seconda puntata della cronaca dello scavo alla Grotta Martina Cucchi; i lavori di ricerca dell’aria (e quindi di prosecuzioni) condotti nella Grotta delle Gallerie; un elenco di parecchie grotte del Carso corredate da descrizione, dati catastali e rilievo; segue lo stralcio del diario delle uscite e la descrizione, con rilievo e dati catastali, della Grotta Nuova di Prosecco, più nota forse come Supernova; possiamo ancora leggere il diario del lavoro condotto dal Gruppo Cavità Artificiali che, sul Monte Ermada, ha riportato alla luce una serie di cavità usate durante la I Guerra Mondiale. Non manca un articolo inerente la speleobotanica che prende in esame le specie presenti nella Grotta del Pettirosso e nella dolina Ajša che la ospita nelle vicinanza di Aurisina (TS). La pubblicazione termina, come al solito, con il resoconto dei convegni e delle manifestazioni cui i soci della CGEB hanno preso parte; con delle brevi notizie e con le recensioni delle ultime pubblicazioni uscite. La rubrica “In memoria” è dedicata a Franco Legnani interessato di preistoria del Carso di cui tanto ha scritto. (MB)

Mondo Sotterraneo

È stato dato alle stampe il numero 1-2, aprile-ottobre 2002, della rivista semestrale del Circolo Speleologico Idrologico Friulano. Nella cinquantina di pagine che compongono la pubblicazione si può leggere l’immancabile relazione morale di Giuseppe Muscio, cui fa seguito un interessante articolo di Andrea Mocchiutti dal titolo “Morfologie ipogee e neotettonica”, nel quale vengono presentate schematicamente delle morfologie riconducibili a fenomeni di neotettonica. L’interesse dell’articolo è anche dettato dallo studio che Mocchiutti, in collaborazione con la Federazione Speleologica Regionale del Friuli-Venezia Giulia, sta svolgendo nelle grotte della regione. Gli unici due articoli di carattere esplorativo si riferiscono al Massiccio del Monte Canin. Nel primo, di Andrea Borlini e Gabriele (e non Giuliano) Concina, si legge la storia delle esplorazioni condotte nel sistema formato dall’Abisso Modonutti-Savoia e dalla Grotta del Fiume Vento, esplorazioni che hanno portato lo sviluppo a oltre 2 chilometri e alla speranza di un possibile congiungimento con l’Abisso Amore Quanto Latte. Il secondo articolo esplorativo, di Andrea Borlini, è la descrizione di sette nuove cavità individuate nell’area del Col Lopic (Monte Canin) tra cui una molto promettente. “Una tomografia delle cavità allagate” è il titolo di un articolo di Pietro Donatis nel quale viene proposto un modello matematico grazie al quale – e tramite misuratori di pressione collocati in grotta – è possibile determinare la struttura di una cavità allagata. Chiudono il volume alcune recensioni dell’immancabile Pino Guidi. (MB)

Il fenomeno carsico delle Alpi Carniche (Friuli)

Il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano ha dato alle stampe il quarto volume delle sintesi sulle aree carsiche della provincia udinese. Il progetto, finanziato dall’Amministrazione provinciale, affidato al CSIF, che in quest’occasione coordina le altre associazioni speleologiche dell’udinese, si avvale della disponibilità dell’Istituto Italiano di Speleologia, con la pubblicazione sulla collana delle Memorie dell’Istituto. Si tratta del volume Il fenomeno carsico delle Alpi Carniche (Friuli), a cura di Giuseppe Muscio. Ben venti autori si sono impegnati nella stesura dei ventuno articoli che compongono la memoria. Un po’ a modello delle pubblicazioni precedenti, il volume comprende una parte generale, che illustra i vari aspetti del problema, dalla storia delle esplorazioni speleologiche alle ricerche biospeleologiche, dal quadro geologico e geomorfologico al catasto delle grotte, eccetera, cui segue una seconda parte dedicata alla descrizione, in chiave geomorfologica, delle numerose zone carsiche, da quelle “classiche” dei calcari devoniani della “Catena Carnica”, come nel caso dell’area gravitante attorno al Monte Cavallo di Pontebba, e di quelle dal Pal Piccolo a Pramosio e del Coglians, con imponenti abissi, o reticoli di cavità fossili non ancora collegate tra loro, a quelle della fascia carnica alpina meridionale, dove a volte sono localizzate importantissime sorgenti carsiche che fanno capo a sistemi sifonanti, come per esempio il Riu Neri, straordinari per le loro peculiarità. Il volume fa, veramente, il punto della situazione. Costituisce perciò, oggi, il punto di partenza per affrontare con metodo lo studio speleologico di quest’area giustamente definita nel titolo dell’articolo d’apertura “…in corso di esplorazione”. Si tratta, sicuramente, dei carsismi meno conosciuti della regione, anche se proprio sulla “Catena Carnica”, nella potente successione dei calcari devoniani, si sviluppa la seconda area più importante per abissi. Quello che il volume coglie, giustamente facendo trasparire (e risaltare), è praticamente la totale mancanza di dati e di studi sulle acque sotterranee. Appena adesso, timidamente, s’inizia a fare qualcosa. Da ciò nasce la convinzione che nei prossimi decenni gli speleologi della nostra regione si dovranno dedicare, anche, a comprendere, con metodi scientifici ed avvalendosi delle possibilità che le tecniche esplorative offrono, i complessi problemi della circolazione delle acque carsiche, all’interno di acquiferi – questi delle Alpi Carniche – di cui abbiamo solo la percezione della loro vastità. Il volume, come sempre curato nella grafica e nell’impaginazione, costituisce un elemento tangibile della maturità di quella, un tempo, giovane, “nuova” speleologia udinese, che io conobbi, divenuta ormai da anni sinonimo di solidità e consapevole degli armonici, multiformi, interessi che un gruppo speleologico (degno di tal nome) deve oggi perseguire. (RS)