Anche se la morte arriva a conclusione di una vita lunga e operosa non per questo è meno sentita da chi rimane a prenderne nota. È il caso della scomparsa, avvenuta in questi ultimi due mesi, di due grottisti giuliani attivi fra le due guerre mondiali, Ermanno Ferletti e Francesco Calligaris, il primo novantaquattrenne mentre il secondo avrebbe compiuto i novantanove anni il 20 maggio. Ferletti iniziò la sua carriera speleologica nella seconda metà degli anni venti del secolo scorso con il Gruppo Esploratori Indomito, passando poi al Gruppo Grotte del Dopolavoro Portuale (con cui effettuò la riesplorazione dell’Abisso Bertarelli in Istria) e quindi, nel 1933, all’Alpina; nel catasto portano la sua firma oltre quaranta rilievi. Calligaris esplorò grotte con gli speleo dell’Alpina dal 1927 ai primi anni Trenta, rilevando in quel periodo una decina di cavità. Ambedue rimasero, finché la salute glielo permise, molto legati all’ambiente grottistico triestino, partecipando alle cene sociali della Commissione Grotte e a parecchie manifestazioni speleologiche. Con loro scompare un altro pezzo della speleologia giuliana degli anni in cui andare in grotta era ancora considerato un’avventura romantica. (PG)