L’impegno del CRC “Seppenhofer” nel ramo delle cavità artificiali continua a dare i suoi frutti, nelle Valli del Natisone ma soprattutto a Gorizia, dove si concentra l’attività senz’altro di maggiore rilievo del gruppo speleologico, con le ricerche sul Monte Sabotino. Qui, il rilevamento degli ipogei sul versante italiano sta per essere completato, mentre procede il lavoro di analisi di una serie di dati storici, che presto potrebbe riservare ulteriori interessanti novità. Recentemente, è stata effettuata una ricognizione negli ipogei attorno all’Eremo del San Valentino, studiando la dislocazione di una batteria da campagna italiana con le relative cavernette ricovero – deposito di munizioni. È fondamentale la collaborazione con il Centro Ricerche Archeologiche e Storiche nel Goriziano che, nato nel 1996, non cessa di essere proficua soprattutto grazie alla profonda conoscenza del territorio e della storia del Sabotino di cui è depositario il presidente del sodalizio, Mario Muto. La “zona di operazioni” per il Seppenhofer si è però ampliata alle pendici del monte, e precisamente all’area compresa fra Piuma, San Mauro ed Oslavia dove, grazie alle segnalazioni di alcuni abitanti del posto, gli speleologi hanno potuto rilevare alcune cavità militari lungo il corso del torrente Piumizza. Gli ipogei individuati sono delle caverne ricovero, generalmente in uno stato di conservazione piuttosto precario a causa del tipo di roccia friabile (arenarie e marne) in cui sono state scavate, e situate in zone difficili da raggiungere o in proprietà privata. Una serie di cavità, di alcune decine di metri di sviluppo, risulta essere stata realizzata dall’esercito italiano in una zona di retrovia, ove erano sistemate le artiglierie pesanti a tiro curvo, i cui colpi oltrepassavano il Sabotino per cadere oltre l’Isonzo, sulle cime del Monte Santo, del Vodice e sulla Bainsizza. Particolarmente interessante risulta la dislocazione delle cavità che si aprono nella stretta valletta del torrente, risultando così meglio protette da eventuali tiri di artiglieria avversari. Un altro gruppo di ipogei è stato visitato in una zona più vicina alla frazione di Piuma, fra cui spicca una caverna a ferro di cavallo, in uno stato di conservazione migliore, di realizzazione austro–ungarica, ma utilizzata sicuramente dagli italiani a seguito della presa di Gorizia. Le sorprese sono tutt’altro che finite, anche se al momento si predilige il lavoro di ricerca a tavolino a quello sul campo, a causa della rigogliosa vegetazione presente in questo periodo che potrebbe occultare alla vista anche gli ingressi più ampi ed evidenti. Novità interessanti anche dalle Valli del Natisone, che sono state oggetto, un paio di anni fa, di uno specifico studio del CRC “Seppenhofer” volto a far conoscere per la prima volta il fenomeno delle cavità artificiali presenti nell’area. In una serie di uscite fra Castelmonte e Prepotto, nei luoghi che videro la ferma quanto vana resistenza di diversi reparti italiani nel corso della battaglia di Caporetto, sono state rilevate due cavità particolarmente significative. Una, in particolare, presenta dei muri di sostegno in pietra locale sia all’ingresso che all’interno: gli ampi locali della galleria sono occlusi da un poderoso crollo, causato con ogni probabilità dal brillamento dell’esplosivo conservato nel ricovero all’atto della ritirata dell’ottobre del 1917. La stessa sorte sembra sia toccata ad un’altra caverna, il cui ingresso angusto ed irregolare aveva tratto in un primo momento in inganno gli speleologi, facendo pensare ad una grotta naturale non ancora rilevata. Le morfologie interne di quest’ultima cavità fanno pensare comunque ad un lavoro di allargamento di vuoti sotterranei esistenti di origine naturale (siamo nel pieno di un’interessante zona carsica), piuttosto che ad un ipogeo di origine completamente antropica. (MM)