Zavidovići …! Città di 60 mila abitanti situata nel nord della Bosnia Erzegovina. L’appuntamento con la speleologia internazionale è stato proprio nella città di Zavidovići; infatti dal 17 al 25 luglio si sono ritrovati nel campo speleologico internazionale, programmato dalla Federazione Speleologica Bosniaca e dal locale gruppo speleologico sul monte “Planina Tajan”, diverse realtà speleologiche internazionali provenienti da Francia, Croazia, Slovacchia, Italia, Slovenija e della stessa Bosnia.
L’appuntamento, presentato sul sito del gruppo speleologico locale “ATOM” che ne coordinava l’organizzazione, prevedeva lo studio di un’area carsica di circa 10 chilometri quadrati all’interno della quale sono presenti, tra vecchie e di recente scoperta, circa 47 grotte.
La cavità più importante del sistema carsico, nella quale la quasi totalità degli speleologi si è cimentata, è stata “Pećina ATOM” che con i suoi 1,5 chilometri circa di sviluppo spaziale e 200 m di profondità, ha impegnato duramente i forti speleologi francesi e croati presenti insieme agli altri 27 speleologi al campo base; le esplorazioni sono risultate più difficili a causa dalle situazioni climatiche non favorevoli che hanno costretto ad operare per diversi giorni in condizioni estremamente rigide, sia per la presenza in grotta di una forte quantità d’acqua, sia per il soggiorno presso il campo base.
Tutto questo purtroppo ha parzialmente limitato gli obiettivi prefissati dagli organizzatori che prevedevano l’esplorazione, la documentazione grafica (planimetria e sezione), fotografica e lo studio idrico delle grotte.
La speleologia italiana era rappresentata da Gian Domenico Cella, Maria Rosa Cerina e Simone Milanolo del Gruppo Grotte Novara e Antonino Torre del Gruppo Speleologico Carnico, i quali hanno dato il loro contributo esplorando, rilevando, fotografando e studiando la grotta chiamata “Ponar Novara”.
La grotta si inserisce in un sistema idrico molto complesso presente nell’area e che, molto probabilmente, convoglia le sue acque interne nella stessa grotta “ATOM”.
L’esplorazione ha dato dei risultati molto interessanti: la cavità, infatti, si sviluppa su due differenti rami per una profondità di oltre 130 m; purtroppo le avverse condizioni climatiche hanno costretto gli speleologi italiani ad operare in condizioni molto pesanti e non hanno consentito di ultimare l’esplorazione della cavità. Lo studio e la protezione dei sistemi carsici dell’area in esame rivestono un’importanza fondamentale per gli speleologi locali, essendo l’acqua proveniente da questi sistemi, la principale risorsa idrica della stessa città di Zavidovići.
Gli speleologi italiani non sono nuovi a queste iniziative e sono presenti in Bosnia sin dal 2002 realizzando e sviluppando alcuni progetti in collaborazione con la stessa Federazione Speleologica Bosniaca e contribuendo attivamente al rilancio della speleologia in Bosnia Erzegovina.
I ringraziamenti a tutti i partecipanti ed in particolare agli speleologi italiani sono stati espressi dal presidente del locale gruppo che ha evidenziato l’importante aiuto fornito dalla speleologia internazionale a quella rinascente della Bosnia Erzegovina. (AT)