Novità esplorative
Grotte a Cattinara
Prosegue a pieno ritmo l’attività di scavo della ditta Collini per la realizzazione delle due gallerie autostradali che permetteranno di collegare Padriciano a Cattinara, ultimando così la Grande Viabilità Triestina grazie al raccordo tra città ed altipiano carsico. I metodi di scavo adottati risultano inevitabilmente particolarmente invasivi e la massa di detriti prodotti dalle volate di mine lascia poco spazio alle eventuali cavità intercettate dalle gallerie artificiali che attualmente sono arrivate a quasi tre chilometri di lunghezza. Ciò nonostante sono ormai una decina le cavità minori sopravvissute ai lavori, che sono state prontamente esplorate e rilevate dai soliti speleologi della CGEB. Una di queste, fra l’altro, era stato oggetto di atti di “vandalismo” da parte di politici locali, fatti che avevano scatenato un’accesa polemica sul quotidiano locale (vedi La Gazzetta n. 104 del luglio 2005). Contemporaneamente sono proseguite le esplorazioni nella famigerata Grotta Impossibile (6800/6300 VG) che ha ormai raggiunto i 2.200 metri di sviluppo planimetrico ed una profondità di 153 metri dall’ingresso situato nella galleria artificiale. La ditta Collini ha anche provveduto ad attrezzare la prima verticale del sistema, quella che conduce allo spettacolare cavernone, con una scala fissa in metallo, al punto che la grotta, che rimane peraltro di problematica accessibilità per gli speleologi normali, è stata scelta perfino come meta della gita del 27 novembre della Commissione Escursioni della Società Alpina delle Giulie di Trieste. (da Il Piccolo del 17 novembre) (MK)
Nuovi scavi nella Grotta Gigante
Da alcuni mesi un gruppo di uomini della Commissione Grotte dell’Alpina ha intrapreso uno scavo nella Grotta Gigante, sul fondo del pozzo che si apre dietro la Sala dell’Altare, pozzo in cui scavi intrapresi nei decenni passati non avevano dato alcun risultato. Pareva che sotto l’ampio pozzo, profondo 27 metri, sfasciumi e fango dovessero impedire ogni avanzata. Costanza, determinazione, intuito e – forse – anche un poco di fortuna, hanno permesso di individuare il passaggio giusto da allargare e rendere percorribile. Parecchie giornate di lavoro sono state necessarie per permettere di scendere lungo una serie di scivoli e passaggi non troppo larghi alla cui fine è stato aperto un pozzo profondo otto metri. Alla base di questi è stato forzato un altro passaggio oltre cui si apre un ulteriore salto, profondo una dozzina di metri. Gli scavi proseguono sul suo fondo, che si trova a una quarantina di metri più in basso del Piazzale delle Rimembranze (Piazzale di Fondo) della Grotta Gigante, ove è stata individuata la probabile prosecuzione. (PG)
La prima grotta naturale del Comune di Gorizia
Il territorio della città di Gorizia, sino ad ora, aveva offerto agli speleologi una notevole mole di materiale da studiare, limitato però agli ipogei artificiali. Il mistero che ancora avvolge i cunicoli del centro storico, e la curiosità di toccare con mano la propria storia recente attraverso le caverne della Grande Guerra, hanno stimolato vari appassionati del sottosuolo ad approfondire le conoscenze sulle opere ipogee goriziane, riassumendone i risultati in lavori di alto livello. Gli speleo del CRC “C. Seppenhofer”, che dal 1998 si occupano delle cavità belliche del Monte Sabotino, recentemente sono scesi più in basso, estendendo il raggio delle loro indagini alla frazione di San Mauro: qui, poche settimane fa, l’importante scoperta. Infatti una grotta di origine completamente naturale si apre alle pendici del Sabotino, lungo la strada che dalla casa parrocchiale di San Mauro conduce al cimitero del piccolo paese. La morfologia non lascia dubbi: non vi è alcun segno della mano dell’uomo, ma solo quello del lavoro della natura che ha originato quella che è la prima grotta conosciuta sul territorio del Comune di Gorizia. La cavità è stata denominata “Grotta 1ª presso San Mauro”: si tratta di un cunicolo meandriforme, lungo tredici metri, con due ingressi alle estremità. L’interno è praticabile da una persona in piedi, con una larghezza che va da alcune decine di centimetri al metro: l’ambiente interno è quello tipico ipogeo, con concrezioni di calcite che formano alcune stalattiti e vele, ed un clima costantemente fresco ed umido. Una vera e propria curiosità geologica a cui nessuno aveva mai fatto caso. L’origine della cavità, comunque, non sembra essere quella classica delle grotte del Carso, ovvero dovuta alla dissoluzione della roccia da parte dell’acqua e di agenti chimici: l’ipogeo si è prodotto a causa dello slittamento di un blocco di roccia calcarea di grandi dimensioni. Fra di esso e la roccia compatta che costituisce il piede del Sabotino si è creato un vuoto che, come si diceva, possiede le caratteristiche di una grotta naturale. Un fenomeno inusuale, che attribuisce un valore ancora maggiore alla Grotta di San Mauro, in attesa di un approfondimento dal punto di vista geologico che sarà effettuato a breve. (MM)
Novità da Villanova delle Grotte
Sembra impossibile, ma la frequentatissima grotta turistica della Bernadia ha ancora qualcosa da dire sotto il profilo esplorativo. Infatti il Circolo Speleologico Idrologico Friulano, nel corso di un sopralluogo per rilevare alcuni dati forniti dalle strumentazioni lasciate in fondo al cosiddetto Ramo della Vigna, ha notato per la prima volta uno stretto pertugio semisifonante che è stato successivamente forzato. Gli speleologi udinesi sono così entrati in una nuova parte del sistema. Superato il pertugio, un breve cunicolo conduce in una sala di crollo sovrastata da un alto camino; da essa si diparte una galleria che si sviluppa in direzione Nord per poi restringersi progressivamente fino ad un ulteriore passaggio sifonante. Grazie a queste nuove scoperte, la Grotta Nuova di Villanova arriva a sfiorare gli otto chilometri di sviluppo planimetrico. (dal Messaggero Veneto del 6 settembre) (MK)
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