L’opinione dello speleo
 

Il Catasto che vorrei

Molto si è parlato in questi ultimi tempi del Catasto Regionale delle Grotte. Si è discusso sulla bontà dei suoi programmi, sulle linee politico-amministrative seguite dal suo Conservatore, sui fondi che la Regione stanzia per il suo mantenimento, sulle nuove attività da esso svolte, sul personale addetto, sul mancato coinvolgimento degli speleologi nella sua organizzazione, e così via. Ma non è di questo che vorrei parlare ora.

Il desiderio di documentare le proprie esplorazioni è nato probabilmente in contemporanea col desiderio di esplorare gli spazi misteriosi offerti dal mondo sotterraneo. Insieme alla narrazione di quanto fatto e di quanto visto, si è cominciato a realizzare dapprima dei disegni, poi diventati rilievi topografici veri e propri non appena l’attività speleologica si è organizzata ed ha potuto disporre degli strumenti adeguati. Forse è in questo momento che nasce la speleologia vera e propria, quando un’attività stimolata da curiosità ed amore per l’avventura comincia a mettere a disposizione della conoscenza del territorio, ovvero della geografia fisica, dati certi e misurati con rigore scientifico. La necessità poi di rendere fruibile tutta questa serie di dati ha portato all’istituzione di un archivio organizzato, chiamato catasto, creato inizialmente dagli speleologi per gli speleologi. Parliamo di tanti anni fa, di vecchie carte ingiallite che trasudano storia da ogni segno tracciato con la china, di vecchie scritte in carattere corsivo che ci fanno venire in mente gentiluomini in giacca e cravatta pronti a scendere negli abissi di un Carso lontano anni luce dall’odierna distesa di villette e supermercati. Nostalgia? Forse! Poi i tempi sono cambiati e la speleologia, come i suoi rilievi, si è proletariezzata, perdendo forse in eleganza, ma non in personalità. Anche un non-rilievo come quello dell’Abisso III di Gropada fa parte della nostra storia! E se i rilievi sono le figurine della nostra storia, i vari catasti hanno costituito per anni l’album dei nostri ricordi, gloriosi o nefandi, felici od infausti, precisi o inventati, scritti di fino o tracciati col sangue ed il sudore. Il progresso però segue la sua strada e così arriviamo agli anni ’60, quelli della famosa legge 27, che tanto bene e tanto male ha fatto alla speleologia della Regione. La pubblica amministrazione comincia a riconoscere l’importanza di questa mole di dati e, stanziando dei fondi, riesce a convogliare tutto il flusso di informazioni verso un’unica realtà che diviene il Catasto Regionale delle Grotte, fatto sempre dagli speleologi, gestito dagli speleologi, ma a disposizione del mondo intero; sempre però un catasto a misura d’uomo, anzi, a misura di speleologo, o grottista che dir si voglia. Mi piace pensare al Catasto retto da una personalità come Dario Marini, che ha avuto l’unica colpa di non essere riuscito a trasferire su carta il proprio cervello e la propria anima, da sempre permeata di indiscusso amore verso il territorio e di giustificato orgoglio per l’attività della propria generazione e di quelle che l’avevano preceduta.

Ma oggi i tempi sono cambiati! Andiamo in grotta con le nostre moderne cordine ed utilizziamo nuovi strumenti proposti ed imposti dalla moderna tecnologia. Così in un prossimo futuro, più o meno lontano, sempre se ci saranno ancora grotte da esplorare, si scenderà in grotta su di una comoda sedia comandata da impulsi telecinetici, pronta ad allargare le strettoie con potenti raggi laser, ed il rilievo verrà realizzato in quattro D premendo il tasto di un telefonino di trecentoquattordicesima generazione. Comodo, ma con poco sentimento, quello che inevitabilmente manca quando, oggi come oggi, si parla di Catasto.

Dopo che per decine di anni sono state usate e strausate le vecchie e care cartine IGM al 25.000, siamo stati invasi dalle moderne CTR al 5000 che vengono oggi prodotte ed aggiornate in tempi sempre più rapidi, con una tecnologia sempre più sofisticata. La Regione FVG, interessatissima alla pianificazione del territorio, ha decisamente investito importanti risorse nella cartografia, finendo per riconoscere ancor di più il ruolo importante costituito dal mondo delle grotte. Ciò ha portato ad investire cifre cospicue nel Catasto, pretendendo però da esso dati sempre più tecnologici e sempre meno “speleologici”.

Quindi, che fa oggi lo speleologo? Vivacchia! Che fa oggi il Catasto? Prende contributi, si riorganizza in loro funzione ed agisce autonomamente, relegando esplicitamente gli speleologi al ruolo di normali fruitori del Catasto, alla stessa stregua del semplice curioso o del geometra professionista che ha bisogno di dati per le sue perizie.

Ma se è vero che le due strade si stanno dividendo, anche in virtù del fatto che le competenze dello speleologo classico sono sempre più obsolete rispetto alle esigenze tecnologiche richieste dalla Regione, perché mai il Catasto non prova a dare un segnale di inversione di tendenza, anziché allontanarsi dal mondo che lo ha reso possibile?

Mi piace sognare e pensare ad un Catasto che faccia da intermediario tra questi due mondi sempre più diversi, che promuova corsi di aggiornamento tra i gruppi per formare una nuova generazione di speleologi più preparati, che estenda alle società le esigenze della Regione, che fornisca a chi ne necessiti gli strumenti per permettere di dare una risposta valida.

E invece la realtà mi dice che mai il Catasto ha promosso incontri o corsi di aggiornamento, mai si è degnato di divulgare informazioni utili ai gruppi e alla Regione stessa, mai ha fornito gli strumenti atti a migliorare il livello qualitativo dei dati forniti ad esclusione di due edizioni del Manuale di Rilievo Ipogeo.

Ecco, al di là delle varie beghe, in questo ha mancato il Catasto, nel lasciare indietro gli speleologi perseguendo una propria autonomia consentita dagli attuali contributi. Una volta, finché si trattava di quattro lire, il problema non si poneva più di tanto e le beghe erano ridotte più che altro a questioni di prestigio. Che siano dunque i soldi ad aver determinato questo cambio di rotta? Sarebbe triste, ma ormai a pensare male non si sbaglia mai.

Ma, a parte gli errori gestionali eventualmente imputabili al Conservatore, alla SAG e alla CGEB, non rimane comunque che constatare che a dominare sono ormai gli euro da un lato e CAD, GPS, OZZY, GIS, LASER, COMPASS, UTM, DEM, VRML, PLOT, GEOTIFF, 3DPWM, SOFTWARE, HARDWARE, e, chi più ne ha più ne metta, dall’altro.

Comunque vada, ricordiamoci però che dietro ogni rilievo ci sta e ci starà sempre solo e soltanto un uomo, un uomo che del mondo delle grotte avrà fatto la sua passione. Tutto il resto non mi piace.

Mauro Kraus