Ricerche scientifiche
Ricerche nell’area di Monte Prat-Cornino

In base ad una convenzione tra il Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico Ambientali dell’Università di Bologna e la Riserva Naturale Regionale “Lago di Cornino”, in collaborazione con il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano di Udine, è stata effettuata un’indagine sull’area carsica di Monte Prât (Forgaria del Friuli - UD), caratterizzata da una rilevante presenza di morfologie superficiali e da un numero discreto di cavità note, nessuna delle quali però di grande sviluppo. Interessante è poi il ruolo idrogeologico del laghetto di Cornino, che lo studio ha permesso di meglio comprendere. La ricerca si è conclusa con la stesura della carta della vulnerabilità degli acquiferi carsici di questa porzione delle Prealpi Carniche, anche in considerazione dell’enorme importanza che le risorse idriche ancora non completamente sfruttate avranno nella futura pianificazione territoriale. Allo studio hanno preso parte, oltre a Paolo Forti, coordinatore della ricerca, Adalberto D’Andrea, Roberto Lava, Paolo Maddaleni, Andrea Mocchiutti, Giuseppe Moro e Giuseppe Muscio, per il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, e Onelio Flora, Franco Cucchi e Luca Zini per l’elaborazione di parte dei dati. L’altipiano presenta morfologia pianeggiante ed è costellato da più di un centinaio di doline di dimensioni variabili, da una decina a qualche centinaio di metri di diametro, concentrate nella porzione centro-sud dell’altipiano. L’elevata carsificabilità dei litotipi affioranti ha permesso lo sviluppo di imponenti forme di carsismo superficiale. Sull’altipiano sono presenti infatti ampie aree caratterizzate da profondi campi solcati con andamento meandreggiante. La roccia calcarea, se denudata, evidenzia una grande varietà di microforme carsiche, le più caratteristiche delle quali sono sicuramente i vari tipi di karren e anche i fori di dissoluzione carsica: questi ultimi si attestano sia lungo i piani di strato che lungo le fratture subverticali. Le doline, di contorno circolare od ellittico, sono ubiquitarie e in alcuni casi raggiungono il diametro di 50-60 metri con profondità massime di 15-20 metri. I fianchi sono solitamente inerbiti ed il fondo è occupato da sedimenti fini. Non di rado è possibile osservare allineamenti di doline sviluppatesi secondo direzioni preferenziali (N-S, NNE-SSW, E-W, NNW-SSE). La forma delle doline è stata nel corso degli anni fortemente modificata da interventi antropici, tendenti a livellarne il fondo ed ostruirne l’inghiottitoio per evitarne la caduta del bestiame. La presenza di forme carsiche era più evidente una cinquantina d’anni fa, quando l’attività di pascolo era più diffusa e non erano ancora stati effettuati gli attuali rimboschimenti con abeti, come testimoniano i locali toponimi: Lis Buses, Val dai Poz, Poz Grand, Plan dall’Aghe.

La definizione del sistema idrico sotterraneo di Monte Prât risulta un problema ancora aperto: anni di studio non hanno permesso di stabilire in dettaglio le vie seguite dal reticolo drenante profondo di questo territorio. Ricerche recenti hanno messo in evidenza l’esistenza di sistemi attivi soprattutto nell’area più prossima alla Valle dell’Arzino, mentre nel settore orientale non sono presenti sorgenti di rilievo. Le cavità conosciute nel massiccio sono prevalentemente orizzontali e di modesto sviluppo, ad eccezione della Grotta delle Eccentriche (Fr 2762), di ben 250 metri di sviluppo, e la Grotta E non finisce qui (Fr 3402), con oltre 120 metri di sviluppo rilevati. Entrambe queste cavità si aprono nella vallata del Torrente Arzino e drenano le acque provenienti dal sovrastante massiccio del Monte Prât.

In base allo studio effettuato l’altopiano di Monte Prât è stato diviso in 3 parti secondo le ipotizzate vie di deflusso idrico sotterraneo.

Zona A - Si presume che dreni la parte W dell’altipiano: le sorgenti sono presenti lungo tutto il corso del Torrente Arzino con quote comprese tra i 150 e i 300 m con un buon apporto idrico che varia da sorgente a sorgente (si va dai 5 ai 100 l/s).

Zona B - La parte S e quella W dell’altipiano dovrebbero drenare le acque che formano i rii Pallel e Agar che ricevono numerosi piccoli apporti prima della confluenza con il Rio Tremugna e contribuiscono ad alimentare l’acquedotto di Monte Prât. Si tratterebbe di un carsismo abbastanza superficiale visto l’esiguo potenziale carsico. Anche questo caso, come la delimitazione dell’area, non è ben definito.

Zona C - Questa zona drena la parte SE dell’altipiano, dal Monte Pala verso il Tagliamento; questa ipotesi è stata confermata dalle prove con i traccianti effettuate nel laghetto di Cornino ed in alcune piccole sorgenti che si aprono al contatto con il flysch sottostante (con l’aggiunta del troppo-pieno rappresentato dalla Fr 3392). È possibile che alcune sorgenti possano trovarsi sotto l’attuale livello di base e venire alla luce direttamente nelle ghiaie del Tagliamento. Si tratta di un carsismo abbastanza superficiale che drena una zona abbastanza ridotta.

L’evoluzione geologica recente dell’area comporta anche la possibilità che un paleocarsismo anche significativo sia stato “coperto” in conseguenza degli effetti delle variazioni climatiche pleistoceniche.

Alla base del massiccio le cavità risorgenti più interessanti si aprono nella parte ovest a livello del torrente Arzino e potrebbero essere la chiave di volta per comprendere meglio il fenomeno carsico profondo; allo stato attuale delle esplorazioni in entrambe le cavità note (Grotta delle Eccentriche e Grotta E non finisce qui) il percorso è sbarrato da sifoni.

Alla base del versante S dell’altipiano, posto tra un imponente deposito detritico, il Laghetto di Cornino presenta una forma vagamente triangolare con una larghezza massima di 120 metri ed una profondità che non supera gli 8 metri circa. Una delle caratteristiche di questo lago prealpino è la limpidezza dell’acqua, che si mantiene tale anche quando l’adiacente Fiume Tagliamento trasporta sedimenti in sospensione durante le piogge più intense. Le acque del lago, nella sponda di SW si infiltrano sotto il detrito di falda, riemergendo alla base del colle, che lo separa dall’alveo del Tagliamento, per poi confluire in un emissario che si getta nel Tagliamento.

Generalmente veniva ipotizzata per il lago di Cornino un’alimentazione proveniente dal subalveo del Tagliamento, poiché risulta essere alla stessa quota del lago (ma anche per la significativa presenza di solfati), ma recenti osservazioni sulle sue variazioni di livello, sulla composizione chimica delle acque e sulle variazioni di temperatura, fanno ipotizzare una circolazione idrica proveniente dal massiccio carbonatico del Monte Prât che alimenta il lago come una “sorgente valclusiana” simile a quella del Gorgazzo. Per la caratterizzazione geochimica delle acque sono stati prelevati ed analizzati numerosi campioni d’acqua lungo le sponde del lago ed in prossimità delle risorgenze sul fondo dello stesso, ad opera di uno speleosub del CSIF; il rilievo batimetrico e la misura della conducibilità (sali disciolti) e temperatura a varie profondità è stato effettuato mediante l’impiego di una sonda multi-parametrica calata da un gommone.

Dai risultati delle analisi si deduce che l’acqua del lago non presenta stratificazioni ed è omogenea dal punto di vista chimico e termico in tutte le stagioni, sia in superficie come sul fondo.

Dalle osservazioni effettuate, si nota come la “piena” del lago si verifichi dopo circa 18-24 ore da una precipitazione significativa (registrata dalla stazione meteorologica della Riserva di Cornino). Questo fa supporre due differenti vie di alimentazione e di drenaggio del lago, rispettivamente per via carsica dal Monte Prât e attraverso il detrito verso un emissario che confluisce nel Fiume Tagliamento. Per verificare il percorso delle acque sotterranee nell’altipiano del monte Prât è stata eseguita una prova di colorazione mediante l’impiego della Fluoresceina sodica (Uranina) e del Tinopal CBS-X; le quantità impiegate sono state rispettivamente di 2 Kg e di 1 Kg. Data l’assenza di precipitazioni piovose nel mese di luglio si è dovuto attendere il primo periodo consistente di pioggia nei primi giorni di agosto per veicolare i traccianti nel sottosuolo, vista la difficoltà di approvvigionamento d’acqua nei luoghi di immissione. Il Tinopal è stato versato allo stato secco il giorno 02/08/2006 in una piccola apertura nel fondo di una dolina a sud della colonia del Monte Prât a quota 740 m, mentre la Fluoresceina, pure allo stato secco, è stata versata in una fenditura nei pressi di case Ledrania a quota 500 m.

Sono stati utilizzati fluocaptori realizzati con carboni attivi per la Fluoresceina e cotone grezzo per il Tinopal, posti nei punti di prelievo delle acque e nella sorgente presso la Grotta delle Eccentriche e recuperati il giorno 11/08/2006 e 12/09/2006. Sono risultati positivi al Tinopal tutti i siti tranne la Grotta delle Eccentriche e la sorgente sull’Arzino; del tutto analoghi i risultati ottenuti sulla Fluoresceina. Per due anni, inoltre, è stato effettuato il prelievo periodico, in funzione della piovosità, di campioni d’acqua meteorica sull’altipiano del Monte Prât, mediante l’utilizzo di un pluviometro posto presso l’albergo, e contemporaneo campionamento di acque del lago di Cornino e del fiume Tagliamento. L’analisi del contenuto degli isotopi dell’ossigeno nelle acque così campionate ha fornito interessanti informazioni circa il loro tempo di residenza medio all’interno dell’acquifero. In linea di massima si è comunque potuto definire che le acque del lago provengono per circa il 60% da quelle del Tagliamento e per il 40% dall’altipiano carsico di Monte Prât.

Al termine della ricerca è stata elaborata una carta della vulnerabilità degli acquiferi che si basa sul sistema parametrico SINTACS e ben si adatta anche allo studio della vulnerabilità degli acquiferi situati in aree carsiche. Il metodo SINTACS è stato in parte modificato, rispetto alla procedura standard, per il suo utilizzo nelle aree carsiche, secondo le indicazioni di Cucchi, Forti & Zini (2003). Le elaborazioni effettuate dimostrano come l’area dell’altipiano risulti classificabile come ad alta vulnerabilità, che raggiunge valori ancora superiori nelle porzioni verso il lago di Cornino. Medio-Bassa è la vulnerabilità dell’area verso sud, quella ove sorgono gli abitati di Somp Cornino, Cornino, Forgaria e San Rocco. Tutti i dati esposti sono ancora preliminari ed è in corso di realizzazione una pubblicazione sulla zona. (PF, PM, GM)