In questo periodo, oltre a partecipare a tutte le più importanti spedizioni (Alburno, Cansiglio, Pradis, Canin) ed essere presente come istruttore ai corsi di speleologia, si dedica a ricerche di taglio scientifico che si concretizzeranno in varie pubblicazioni. Nel 1963, allora dipendente del Comune di Trieste come vigile urbano, diventa la prima Guida Speleologica d’Italia, superando in Prefettura un esame ai sensi dell’art. 123 del T.U. sulle leggi della Pubblica Sicurezza. Dal 1970 abbandona la speleologia militante per rivolgersi a tutt’altra attività, anche se l’amore per le grotte non lo lascerà mai: non solo nel 1980 è presente con un suo scritto in un numero speciale del Piccolo dedicato alle grotte, ma accoglierà sulla sua rivista Hydrores studi e monografie di carattere carsologico e speleologico. Dopo il 1970 si dedica essenzialmente all’ecologia e al mare: nel 1973 attiva il WWF e crea su base privata il Parco Marino di Miramare (il primo in Italia); qualche anno dopo, diventato Coordinatore dell’Unità Operativa Ambientale del Comune di Trieste, realizza due Riserve Naturali sul Carso (il Monte Concusso e il laghetto di Percedol). Descrivere qui quanto ha fatto nella Maricoltura, nell’ecologia, nella politica, nell’editoria, sia in Italia che all’estero (vari paesi dell’Europa e del Terzo Mondo) sarebbe troppo lungo e comunque andrebbe fuori dal tema. Basti ricordare che ha fatto parte di organizzazioni internazionali, che ha girato il mondo per insegnare le moderne tecniche di maricoltura (di cui era un esperto riconosciuto ovunque), che ha fissato le sue conoscenze in molti libri di carattere tecnico, alcuni dei quali tradotti in varie lingue. Il mattino del 29 luglio 2013, fra i tanti intervenuti alle esequie e a portare il loro sostegno ai famigliari (il sindaco di Trieste, una rappresentanza del Corpo dei Vigili Urbani, esponenti del mondo della maricoltura, politici) c’era pure mezza dozzina di vecchi grottisti, sopravvissuti di un mondo che fu anche di Mario, un mondo che ora non c’è più.
Pino Guidi
Addio, Mario Bussani
È venuto a mancare, quest’afoso luglio, un vecchio speleologo e caro amico: Mario Bussani (*1937-†2013), uno della “vecchia guardia”. Un male incurabile, mi hanno detto. Mario aveva iniziato andare in grotta negli anni Cinquanta (s’intende dello scorso secolo), con un paio di gruppi triestini, fino approdare alla Commissione Grotte “Eugenio Boegan”. Non fece una grandissima attività, ma, ormai nei primi anni Settanta, chiusi i suoi interessi esplorativi fu autore di alcune ricerche mineralogiche e petrografiche sui depositi in cavità, in particolare nell’Abisso di Trebiciano… quando “Trebiciano” era ancora aperto e si doveva armarlo, e sul sistema del Timavo in generale. Furono tra i primi studi di questo tipo, in assoluto, nelle grotte del Carso (e che tuttora si citano). Non per questo disdegnò la speleologia più tradizionale (da genuino grottista), fu, infatti, autore di alcuni lavori catastali e illustrativi, come quello sulle grotte di Pradis. Noto per esser stato la prima guida speleologica, patentata, ancor più noto per l’esuberanza e inflessibilità che lo caratterizzò durante il servizio che prestò nella Polizia municipale (sorretto però da un’approfondita lettura e interpretazione dei regolamenti e della giurisprudenza), fu uno spirito eclettico e una gran mente. Chiuso il servizio con l’Amministrazione comunale, si dedicò all’ambiente e alla maricoltura, dove fu al vertice dell’associazione nazionale di categoria. La sua profonda cultura in campo marittimo e nello sfruttamento delle risorse marine, grazie anche ai suoi studi specifici, lo portò a essere un grande esperto del settore, dove lavorò per decenni. Il mare era la sua grande passione. Non dimenticò, mai, la speleologia. Nella rivista da lui fondata “Hydrores” (ne fu il direttore), anche se portavoce della maricoltura, fu dato ampio spazio agli studi speleologici (geologia, idrochimica, etc).
Andai in grotta con lui, facemmo innumerevoli chiacchierate, diventammo – nei decenni che seguirono – amici. Mi dispiacque, ormai molti anni fa, quando non volle partecipare a un grosso progetto di ricerca industriale (nel campo dell’itticoltura) di cui io ero tra i promotori per la parte geochimica: addusse, con la sua modestia che spesso affiorava, il fatto di non averne il tempo (c’era l’impegno della quotidianità da rispettare…). Peccato, perché il progetto ebbe esito positivo, e Mario avrebbe potuto dare un contributo “speciale”. Sempre gioviale, ma segnato da una vena malinconica, quando passava nell’Area di Ricerca a Padriciano, veniva immancabilmente a salutarmi, facendosi annunciare dalla sua voce roboante nel lungo corridoio ove avevano sede i miei uffici e laboratori. Ogni tanto qualche mugugno, ma finiva lì. In città – c’incrociavamo spessissimo in centro, a Trieste – i suoi richiami fin dall’altra parte della strada (…Fradèl mio!), che avrebbero potuto far gara con lo Stentore omerico araldo dei guerrieri greci, non lasciavano indifferenti i passanti, ma ti scaldavano il cuore. Che dire di più?
Rino Semeraro
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Notizia ripresa da Cronache Ipogee di luglio 2013
Venerdì 10 ricordiamo Mario Bussani alle ore 11 al Circolo Ufficiali di Trieste, quanti lo hanno conosciuto e vogliono ricordarlo con noi sono invitati,
Elide Catalfamo
co-presidente ANISNFVG
già pres. del Parco Marino di Miramare