Grotta Valentina illuminata

Set ’13Set
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valentina2013LA GROTTA VALENTINA – UNA PERLA DELLA NATURA INCASTONATA NEI TERRITORI DI CACCIA DEL PRIMO ABITANTE DEL CARSO TRIESTINO VISSUTO MEZZO MILIONE DI ANNI FA

PER CONOSCERE QUEL MERAVIGLIOSO MONDO CHE SI TROVA SOTTO I NOSTRI PIEDI

Nei giorni 21 e 22 settembre il Gruppo Speleologico San Giusto renderà accessibile, illuminandola, la Grotta Valentina che si apre sotto il campo sportivo di Visogliano, dando la possibilità a chiunque lo volesse di visitarla, accompagnato dai nostri istruttori, per vivere un’esperienza speleologica in tutta sicurezza.
Nel 1988 un socio del Gruppo Speleologico San Giusto, spostando alcune pietre al termine della cavernetta d’ingresso, individua un angusto passaggio che conduce poi in una lunga galleria scavata molti millenni fa da impetuosi fiumi; oggi si presenta adorna di preziose e bizzarre concrezioni naturali.

La grotta si apre nel bel mezzo degli allora territori di caccia dell’uomo di Visogliano, vissuto 450.000 anni fa in un riparo sotto roccia a pochi passi da dove pascolavano possenti rinoceronti e dove tigri e leoni la facevano da padroni – racconta Furio Premiani, guida speleologica regionale, prima di accompagnare i visitatori in questa splendida cavità che romanticamente porta il nome della ragazza dello scopritore. Poco distante – continua il suo racconto – si apre la Grotta Pocala dove durante l’ultima Era Glaciale l’uomo di Neanderthal, cacciatore del Paleolitico Medio, ha abitato e dove sono stati trovati scavando nei sedimenti più di 1.000 scheletri del mastodontico orso delle caverne. Alla fine dell’Era Glaciale il nostro Carso, grazie al mutamento climatico, si trasforma in maniera sostanziale, divenendo per gli uomini cacciatori-raccoglitori del Mesolitico un vero paradiso terrestre, pieno di animali da cacciare e frutti del bosco da raccogliere. Molte grotte saranno abitate da questi uomini; tra queste la vicina Grotta Azzurra.

Successivamente, tra gli 8.000 e i 6.000 anni prima di Cristo, gli uomini Neolitici del nostro Carso divengono agricoltori e utilizzano la dolina della Grotta Valentina per questi scopi. Incuriositi dal fresco “respiro” della grotta si avventurano al suo interno trovando un tesoro gelosamente custodito: l’acqua. Immaginiamo il continuo via vai di questi uomini che con rudimentali contenitori in coccio scivolano al suo interno per strappare alla grotta il prezioso liquido. Nelle varie esplorazioni si sono notati, sparsi sul terreno, cocci di ceramica di varie epoche (neolitiche, romane e medioevali); è stata pure trovata un’ascia di serpentinite, la famosa pietra verde utilizzata per il taglio degli alberi. La dolina coltivata diviene man mano molto grande e parte delle pietre che ingombrano il terreno finiscono per occludere completamente l’ingresso ai vani interni della grotta.

Dopo un lungo oblio di quasi 2.000 anni, la grotta viene nuovamente visitata dai militari dell’Esercito Imperiale Asburgico che ricavano un riparo proprio all’ingresso della cavità per proteggersi dai bombardamenti dall’Esercito Italiano, senza peraltro scoprire il cunicolo che oggi permette di accedere ai vasti ambienti interni.

E’ dunque questa un’occasione unica per intraprendere, assieme agli istruttori di speleologia del San Giusto, un’avventura tra i confini del passato e le bellezze della natura.
È vivamente consigliato portarsi un ricambio di vestiario e un paio di guanti; al resto ci penseremo noi. Si eseguiranno ogni giorno cinque visite giornaliere della durata di un’ora e mezza. È necessaria la prenotazione in quanto i posti disponibili sono limitati.

Per le prenotazioni ed eventuali informazioni telefonate ai seguenti numeri: 333 8389164 oppure 338 6416973.

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