Nell’ultimo biennio sono riprese le esplorazioni alla grotta del Landri Scur, Comune di Claut, PN il cui probabile ingresso alto (Le Vasche) è da anni oggetto di scavi ad opera dell’Unione Speleologica CAI Pordenonese. La scorsa estate, con l’aiuto anche di Luca Bardovagni (GS Urbino) eravamo giunti in una rete di meandri dove furono rinvenute tracce degli scavi in corso alle Vasche.
Sabato e domenica scorsa un nutrito gruppo di persone è salito sul M. Resettum-Pradut per tentare un collegamento radio con i tre che in quel momento si trovavano all’interno del Landri Scur. Per chi non conoscesse il Landri Scur si fa presente che il suo ingresso è impedito per 11 mesi all’anno da un sifone…
Così questo week end avrebbe dovuto essere il giorno del Contatto, così, per dare una ulteriore svolta all’oramai ventennale storia del collegamento tra le Vasche ed il Landri Scur. Una storia fatta di speranze, sogni, delusioni, testardaggine e sudore.
Una nutrita squadra esterna. Una piccola squadra interna. Tanti amici in attesa, col fiato sospeso. Alcuni, per problemi più grandi di loro, sono assenti. Spiace.
Sigle diverse, stessa provenienza, stessi obiettivi. Alla fine si rivelerà comunque una giornata storica, e non solo per gli aspetti più squisitamente speleologici…
– Piove
– Caldo
– Neve in scioglimento
Il sifone è aperto. Punto. Si passa. Punto. L’aria è in ingresso. Ovvio? Certamente…
Guido coordina le squadre alle vasche. L’aria anche lì è in ingresso. Strano? NO, come vedremo fra alcune ore…
I tre del Landri arrivano nelle zone esplorative alle 20.30 di sera. Incominciano a risalire la via da dove paiono giungere i resti degli ultimi 20 anni di attività in Vasche. Tra i resti ora fanno bella mostra di se anche le rotelline di sughero gialle lasciate alle vasche da Daniele lo scorso agosto… La via è questa, non ci sono dubbi ma… l’aria è in ingresso. Per questo abbandoniamo le boccette di profumo ed i fumogeni acquistati ad uopo e cominciamo l’esplorazione. Alcuni caminetti (P8, P15, P18), per un totale di circa 55 metri e giungiamo ad una strettoia molto ventilata. Da li, senza forzarla, i giochi sono chiusi. A circa -70 dal fondo delle Vasche. Rileviamo i nuovi ambienti, tra cui la saletta “La Vasca è Vicina!”.
Nel frattempo radio ed ARVA muti. Assoluto silenzio.
Half past midnight: abbandoniamo l’idea di giungere alle vasche. Torniamo quindi sui nostri passi e, dato che ci siamo, proseguiamo le esplorazioni. Via principale: Denis sale un pozzetto di 7 metri e… meandro fossile. L’aria in salita. Tanta… si va verso un ingresso alto. Lo raggiungo e partiamo in esplorazione. Il meandro è fossile, largo, comodo. Un po’ d’argilla sulle pareti. Resti animali sparsi qua e la… Un ghiro morto.
Proseguo inseguendo l’aria per circa 150 metri. Gli ambienti sono sempre molto grandi. Urla e grida. “Deeeeniiis, Deeeeeniiiis, dove sei?. Vieeee quaaaaa!”, “Filippo, prosegue anche di qua!!!”
Due ore dopo decidiamo di scendere. Questa volta stoppiamo l’esplorazione non perché la via chiude o per mancanza di materiali, non per difficoltà di progressione… ma solo perché sazi e stanchi. I lunghi tempi della via di ritorno sono l’occasione per riflettere sulle correnti d’aria: “Perché le vasche aspirano d’inverso e soffiano d’estate se sono l’ingresso alto del Landri Scur????”. Molte volte, negli anni passati, ci siamo sentiti porre questa domanda. Lo scorso inverno avevo constatato che, sebbene in ingresso al Landri Scur ci fosse una violente corrente d’aria, le vasche erano quiete, come a dire “Che me ne frega di ciò che ho sotto quando sopra c’è qualcosa di più grande?”. Tant’è che avevo persino ipotizzato la mancanza di un collegamento fisico diretto…
Beh, ora siamo in grado di fornire delle prime risposte: le Vasche sono un importante accesso intermedio di un sistema del quale il Landri Scur rappresenta sicuramente l’ingresso meteo basso. Il sistema di meandri fossili esplorati questa notte rappresenta invece la via per l’ingresso più alto del sistema, il principale in comunicazione con le Vasche. Potrebbe essere un mostro di cui il Landri Scur è solo una porticina di servizio… Forse di immani sviluppi…
Ore 09.30: fuori.
Ore 12.30: Pradut. La cosa più interessante della giornata. Tanti amici diversi seduti allo stesso tavolo a raccontarsi a vicenda le esperienze vissute, gli sviluppi futuri e le emozioni provate nell’aspettare un collegamento vocale e a fantasticare sulla Grande Grotta che stava, sta, e starà proprio li, sotto i pianori del Pradut, appena sopra le nostre teste.
Considerazioni personali: I risultati esplorativi degli ultimi due anni sono frutto di un collettivo. Anche se sono stato io a trainarle, avrei potuto fare ben poco senza:
- I ragazzi del GSS che negli ultimi tre anni hanno periodicamente provveduto a riaprire i sifoni di sabbia e ghiaia ed a verificare l’agibilità del sifone e con i quali ho condiviso la mia prima esperienza in Landri Scur.
- Guido che sa insegnare come inseguire un sogno
- L’USP per lo spirito del collettivo
- Ivan, Bardo, Sergio, Dennis e Mammolo (peggio per lui se continua a credere più negli altri che in se stesso) che nell’ultimo anno mi hanno accompagnato in quei posti remoti.
Non fosse stato per Guido i risultati raggiunti quest’ultimo week-end non sarebbero stati possibili. Molti mi dicevano di stare a casa perché, che vuoi, “sta a casa, piove, non passi”; ma oramai lui era partito per la tangente e non si poteva più tornare indietro… Grazie.
Intanto, non ci rimane che sperare ancora in un futuro collettivo…
Filippo Felici
L’unico modo di sfuggire all’abisso è di guardarlo e misurarlo e sondarlo e poi discendervi. (Cesare Pavese)
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Notizia ripresa da Speleo-IT
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