La Federazione speleologica: in bilico anche la prosecuzione delle attività di salvataggio. Santoro: nessun taglio previsto
di Pierpaolo Pitich
Un patrimonio di dati tecnici e scientifici che abbraccia un secolo e mezzo di attività, ma che adesso viene a essere fortemente a rischio a causa del drastico taglio delle risorse. Stiamo parlando del Catasto Regionale delle Grotte del Friuli Venezia Giulia, istituito con la legge 27 del 1966 e gestito dalla Federazione speleologica regionale: una istituzione dove sono raccolti e catalogati tutti i dati ambientali del sottosuolo del territorio regionale, che fotografano un mondo affascinante come quello delle grotte.
L’organismo fino a quest’anno poteva contare su un finanziamento annuo di 86 mila euro, ma nell’ultima finanziaria – denunciano gli speleologici regionali – è stato più che dimezzato, scendendo a quota 40 mila euro, e mettendo di fatto a rischio la sua stessa esistenza.
«Con questo consistente taglio dei fondi non siamo più in grado di garantire il nostro supporto per la gestione del Catasto delle Grotte – afferma Furio Premiani, presidente della Federazione speleologica regionale e di quella triestina -. Al di sotto di una cifra di almeno 75 mila euro è impossibile far fronte a tutti i costi di gestione. La nostra speranza è che la giunta regionale possa ritornare sui propri passi e rinnovarci l’impegno economico degli scorsi anni anche per il futuro, altrimenti il rischio chiusura del Catasto, che peraltro conta su due dipendenti regionali, sarà più che concreto».
Il Catasto regionale, che si regge sul lavoro volontario di oltre tremila speleologi, assume storicamente una funzione fondamentale non solo per gli appassionati delle grotte, ma anche per istituzioni ed enti scientifici e di ricerca, grazie al lavoro portato avanti dai 24 gruppi speleologici regionali, attraverso il puntuale monitoraggio delle 7738 grotte presenti sul territorio.
Ma adesso è a rischio anche quest’ultima attività: dal 2007 infatti i finanziamenti ai gruppi non sono più in capo alla Regione bensì alle Province, che peraltro attualmente – precisano ancora gli speleologi – erogano complessivamente solo il 40 per cento della somma prevista (circa 60 mila euro in totale rispetto ai 154 mila degli anni passati). «Le apparecchiature usate per le esplorazioni sono molto sofisticate e hanno bisogno di un ricambio continuo per questioni di sicurezza; e tutto questo comporta dei costi», continua Premiani. «Se non sarà rivisto lo stanziamento dei fondi si andrà incontro a una inevitabile diminuzione delle azioni di salvaguardia dei gruppi speleologici regionali che si sono sempre distinti per professionalità, preparazione e capacità: non ultima l’operazione di salvataggio di un collega rimasto ferito a mille metri di profondità avvenuta in Germania, dove la nostra sezione ha avuto un ruolo determinante».
Ma a spazzare incertezze e dubbi sul futuro ci pensa l’assessore regionale all’ambiente Maria Grazia Santoro. «Non siamo di fronte ad alcun taglio anche perché esiste un contratto triennale da onorare – assicura Santoro -. Semplicemente per questioni di scrittura contabile abbiamo diviso la cifra in due parti: quindi ai 50 mila euro già erogati faranno seguito altri 36 mila in fase di assestamento. Non ci sono dunque motivi per temere la chiusura del Catasto Regionale delle Grotte».
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Notizia ripresa da Il Piccolo del 19.07.2014
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