Qualche settimana fa è morto un vecchio socio della Società Adriatica di Spleologia, Lucio Juretig.
Era da molti anni che non aveva più rapporti con la SAS, ma – per un certo periodo – è stato una figura di riferimento per tutta l’attività sociale.
Personalmente ricordo che nel 1973, anno in cui ho frequentato il primo coso di speleologia organizzato dall’Adriatica, due erano le figure che emergevano fra le tante: da una parte Sergio Dambrosi, tecnico esperto di diavolerie tecnologiche e di attrezzature all’avanguardia, dall’altra parte Lucio Juretig, esploratore ma anche grande conoscitore del fenomeno carsico. Oggi non si usa più, ma allora – dopo ogni uscita del corso – bisognava portare in sede una piccola relazione con le proprie osservazioni sulla morfologia e sulla possibile genesi della grotta appena visitata. Ovviamente le teorie espresse da noi allievi erano le più disparate e assurde, ma poi Lucio faceva una sintesi e, con parole semplici, cercava di spiegarci perché la cavità che avevamo disceso la domenica prima era fatta in un certo modo e come la stessa si era sviluppata. Se oggi, dopo quarant’anni, sono ancora legato al mondo delle grotte lo devo, probabilmente, alle affascinanti attrezzature proposte da Sergio e alle lunghe chiacchierate sul carsismo proposte da Lucio.
Ricordo poi la spedizione “Eolo 73” all’Antro del Corchia. Per noi giovani speleo è stata un’esperienza fantastica e indimenticabile. Come allievi appena usciti dal corso eravamo in tre: io, Walter Cesaratto e Maurizio Lussetti. La grotta si è dimostrata bellissima e ricordo la sicurezza che ci davano i “vecchi” (in realtà solo più che ventenni). Lucio si è dimostrato un ottimo “capo spedizione” (allora c‘erano ancora questi ruoli, oggi superati dall’evoluzione delle tecniche di progressione) e l’uscita di più giorni in terra di Toscana si è risolta al meglio.
Di Lucio ricordo anche che era un appassionato di fotografia, che quindi passava ore nel laboratorio sociale per produrre ottime stampe, e mi viene in mente anche la sua forza. A questo proposito mi rammento di un episodio che ha visto protagonista un nostro socio. A causa di alcuni malintesi c’è stato un diverbio ed ho visto Lucio prendere questo socio per la cintura, alzarlo di peso, farlo letteralmente volare per tutto il lungo corridoio della sede di via Trento e quasi scaraventarlo giù per le scale. Alla fine, il tutto si è risolto senza spargimenti di sangue, ma era meglio non scherzare troppo con Lucio.
Oggi, gli attuali soci della SAS non hanno forse nemmeno mai sentito nominare Lucio Juretig, ma lui è stato uno dei principali protagonisti di quella difficile fase di passaggio dall’era Maucci a quella della nuova Adriatica di Speleologia.
Degno rappresentante di un certo modo di fare speleologia, (oggi forse troppo trascurato) Lucio ha incarnato al meglio gli auspici espressi da Walter Maucci al momento della nascita della Sezione geo-speleologica della Società Adriatica di Scienze: “sviluppare una seria ricerca scientifica, senza tuttavia rinunciare alla tradizione di perizia tecnica che è vanto della speleologia triestina”.
Testo di P. Guglia
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Notizia ripresa dal sito della SAS
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