Dal quotidiano La Provincia di Lecco del 9. febbraio 2015:
Lo sportivo lecchese tenta di raggiungere la profondità di 440 metri
Una sorgente in Friuli, l’aveva già esplorata fermandosi a 212 metri
Gigi Casati ci riprova. Il più famoso speleo sub italiano, uno tra i migliori al mondo, lecchese “doc”, sta tentando il record di esplorazione della più profonda sorgente italiana, quella del Gorgazzo (Italia, scoperta nel 1987 visitata da Casati nel 2008), già “violata” con altri membri della spedizione (Bolanz, Dell’Oro, Deriaz, Locatelli, Pennec) e topografata da Luigi Casati fino a -106m di profondità. Una delle più profonde topografie mai effettuate.
Nel 2008, dopo aver ottenuto dal Comune di Polcenigo i permessi per l’immersione, Casati ha continuato l’esplorazione raggiungendo i -212 metri alla distanza di 440 metri dall’ingresso. L’immersione era stata portata a termine con l’utilizzo di un circuito chiuso meccanico (rebreather, autorespiratore a circolo chiuso).
La nuova avventura è cominciata ieri in provincia di Pordenone. Casati si è fatto “scortare” dal suo team “Prometeo” che alternerà due gruppi di sei speleo sub in acqua e a suo supporto per quattordici giorni. «Sarò in Friuli per due settimane – ha spiegato – ma già domani (oggi per chi legge, n.d.r.) inizieremo le prime immersioni».
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La notizia viene confermata e ampliata sulla pagina web di Casati, dove si può leggere anche la cronaca giorno per giorno. Riportiamo qui di seguito la cronaca dei primi giorni, per i giorni futuri visitate la pagina originale!
Sabato 7 febbraio
Nei giorni precedenti pur da lontano, ho tenuto d’occhio il livello del Gorgazzo. La mia osservatrice sul posto mi mandava le foto. A Lecco stavo infervorato nei preparativi, spesso e volentieri aiutato dai fedeli amici. Gli handicap che allungano i tempi sono all’ordine del giorno e non da ultimo una barca da 50 Q. affondata nel lago, da recuperare con urgenza.
José ed io sguinzagliati nei dintorni alla ricerca di pezzi in inox nuovi e modificati per il Reb.
Oggi si carica tutto comprese le pesantissime zavorre per la campana: nella vasca non ci sono ancoraggi sicuri naturali. Per fortuna a disposizione ci sono le auto degli amici su cui distribuire l’immane peso.
La frenesia dura fino alle ore tredici. Posso partire all’inseguimento del mio sogno, gratificato dall’aiuto degli amici, subacquei e non.
Appuntamento alla sorgente nel pomeriggio, briefing con gli amici del gruppo speleologico locale per organizzare le operazioni dei giorni seguenti. Alla sera tutti a cena in agriturismo.Domenica 8 febbraio
Eccomi alla mattina sul bordo del mio Gorgazzo.
Coordiniamo il trasporto dei materiali vicino allo specchio d’acqua e montiamo la campana.
Beppe, Caramella e Squark si immergono e la fissano a -9 m. mentre Adriano, Paola e Sabrina portano un po’ di bombole per la decompressione fino a -30 m.
Le recenti piene hanno strappato tutto il filo che va rimesso completamente.
Al problema, Meru non é interessato perché è occupato a corteggiare due graziose cagnoline.Lunedì 9 febbraio
Oggi per me ancora niente acqua, solo coordinamento preparativi.
Il sole caldo e piacevole nei pressi della sorgente mi aiuterà a allontanare gli ultimi colpi di tosse.
Mentre guardo pensoso l’acqua e valuto la corrente ancora consistente, Paola e Caramella si preparano per portare dentro qualche bombola a -30 m. Al rientro faranno le pulizie togliendo il pericoloso vecchio filo, rotto in vari punti.
Donald e José girano video e scattano foto sott’acqua.
Sabrina e Squark saranno i soggetti delle immagini mentre lavorano.
Sabrina incontra un problema sulla bombola di fase e deve fermare l’immersione a -25 m.
Squark sagola fino a -75m. e vi lascia una bombola da 20 L. Ê nel pozzo verticale e la corrente ancora troppo violenta non gli permette di scendere oltre. Una illuminata prudenza gli suggerisce di non sottoporsi a sforzi pericolosi, bravo!
Valeria e io fotografiamo i movimenti esterni, Meru pensieroso osserva l’ambiente e sogna…Martedì 10 febbraio
Oggi mi immergo io. Posso finalmente salutare di persona le acque del Gorgazzo e contemporaneamente verificare se le sue condizioni mi permetteranno di tastargli il cuore. Più prosaicamente devo verificare quanta corrente c’è fra i -70 m. e i -90 m. Questa analisi mi darà la cognizione della percentuale di possibilità per potere andare oltre.
José e Donald entrano qualche minuto prima di me per essere pronti a foto e riprese. Sabrina accudisce la sistemazione delle bombole in acqua.
Alla finestra già dall’ingresso, valuto immediatamente che la corrente é più sostenuta di quanto immaginassi. Anche se è trascorso qualche anno da quando ho fatto la mia punta, questa sorgente la percepisco come se fosse casa mia e riconosco tutti i dettagli.
A testa bassa, tirandomi sulle rocce del pavimento, a -25 m., supero José e Donald, immerso anche nei miei pensieri.
Velocemente a -40 m., mi fermo e prendo fiato perché il boccaglio nuovo mi dà acqua in quantità, forse a causa di un o-ring rotto. Percorrendo la galleria fortemente inclinata che scende fino a -85m. quando sono a -75 m., rifletto sulla eventualità sia di non continuare, sia di non lasciare la bombola giù, perché se la corrente dovesse aumentare, diventerebbe impossibile recuperarla. Così me la prendo e mi giro per tornare. Una bella boccata d’acqua mi riempie la gola e mi mette in crisi perciò, metto l’erogatore vicino pronto all’uso. Il controllo della respirazione, mentre gestisco i fiotti di acqua che mi entrano in bocca, mi impegna fino all’uscita e perciò non recupero le altre bombole.
Nella vasca trovo gli altri e prima di emergere, divago nell’ammirazione dello specchio d’acqua visto alla rovescia, dove si riflettono le luci e le ombre incrociate, del cielo e delle piante.
La sintesi della situazione è che in tre giorni, il livello è sceso di un solo centimetro mentre, per avere le condizioni giuste, dovrebbe scendere almeno di altri 20 cm.
Raccolgo i miei prodi per un’analisi della situazione: Donald ha un forte dolore al timpano, un faro della camera si è spento, i flash della macchina fotografica hanno dato forfait.
Ci sto mettendo l’anima, ma la neve che si scioglie sull’altipiano, alimentando la corrente, non conosce le mie speranze.
Meru intuisce la preoccupazione e fa intendere che lui, per il momento, vuole accomodarsi in auto a meditare.Mercoledì 11 febbraio
La notte porta consiglio percio’ alla mattina si tolgono tutte le bombole dalla sorgente, lasciando solo la campana che, per il breve tempo in cui me ne staro’ lontano, non ha bisogno di essere rimossa. La decisione infatti, non è di rinunciare, bensi’ di dirigere momentaneamente la mira verso altre sorgenti in questo momento piu’ accessibili. Scendero’ a -45m per recuperare le bombole piu’ profonde, mentre Josè recuperera’ un paio di bombole da 15 L a -25 m.; Sabrina e Mario rimangono fuori e poi completeranno il nostro lavoro. Uso il bibo da 12 L per andare giu’: essendo piu’ snello che con il rebreather, guizzo veloce. In pochi minuti sono alla massima profondità, lancio uno sguardo in tralice nel nero profondo del pozzo, acchiappo la bombola e faccio dietrofront. Salgo recuperando le altre bombole, attento a non lasciarmi catturare dalla corrente che mi spinge all’indietro, più vigorosa mano a mano che la mia superficie si allarga. Quando ho completato la raccolta di tutti e quattro i venti litri che fortunatamente non erano ancora stati portati alle quote previste più profonde, raggiungo nel laghetto Josè che ha portato a termine il suo compito. Le ultime quattro bombole, più le zavorre supplementari, sono raccolte da Sabrina e Mario.
E Meru? Meru si é innamorato di due conigliette chiuse in gabbia e scava con tutte le forze sotto la rete per liberarle mugolando: No Meru, non si fa!Giovedì 12 febbraio
Prima di partire per altrove, con progetti che bollono in pentola, ma per ora non solleviamo il coperchio e lasciamoli bollire a fuoco lento, una cara amica del luogo mi organizza una visita nella scuola media per un incontro con i ragazzini.
Siamo nel periodo di carnevale e si percepisce un grande desiderio di allegria ma l’interesse delle classi è dimostrato dalle domande precise e acute sulla mia attività, con una curiosità emozionata per cosa faccio e cosa vedo.
Alla fine desiderano vedere anche Meru e Lui, da vera Star, si mostra, e passeggia con nonchalance, dinanzi alla vetrata della scuola.
Via, direzione Treviso o più precisamente Suex, dove producono Scooters subacquei ad alto livello. Il posto è come un laboratorio da orologiaio, ordinatissimo, pulito, splendente e, per un subacqueo, il paese dei balocchi. Assisto con l’acquolina in bocca, al montaggio del nuovo meraviglioso mostro, che contiene una batteria piu’ potente, corpo resistente a pressioni incredibili. Il futuro che Alessandro Fenu mi illustra, mi fa quasi rimpiangere di non avere tantissimi anni davanti a me, per godermi tutte le prossime meraviglie.
Mettono sotto torchio il mio usato “Xk1” che, a parte una botta sul corpo, è ancora in perfetta forma e dimostra una qualità invidiabile al top di una gamma insensibile all’uso. Aggirandomi fra tanti oggetti del desiderio, perdo la cognizione del tempo e, nonostante il rientro a casa a notte inoltrata, l’entusiasmo che mi ha riempito di adrenalina, mi fa mettere al lavoro con Roberto: Il funzionamento del boccaglio deve essere risolto e ci mettiamo a testa bassa per risolvere il problema.
Il difetto trovato non può essere sistemato per cui rimonterò il primo prototipo che funziona bene.
Meru finge di russare nell’atrio di casa.Vi terremo aggiornati nei prossimi giorni…
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