La giunta punta a riordinare il catasto geologico e speleologico. Tra i progetti itinerari turistici e attività con le scuole.
di Gianpaolo Sarti (da Il Piccolo del 30.08.2015 – link articolo)
TRIESTE. Conservazione, tutela e rilancio turistico. La giunta Serracchiani preparerà una legge per valorizzare l’intero patrimonio geologico e speleologico del Friuli Venezia Giulia. Un progetto su larga scala, considerando che nel territorio regionale si contano quasi 8mila grotte, di cui 3.800 nella sola provincia di Trieste. È da quasi cinquant’anni che il Fvg attendeva una revisione della normativa esistente, la n. 27 del 1966. Un testo datato che non tiene conto del piano paesaggistico regionale e di una serie di esigenze naturalistiche che, nel corso del tempo, si sono via via aggiornate.
La giunta metterà mano a tutto ciò che ruota attorno all’affascinante mondo delle cavità sotterranee: esplorazioni, ricerca scientifica, manutenzione e difesa della fauna. Il prossimo 7 settembre, nella sede della Regione a Udine, il primo passo di questo nuovo percorso dell’esecutivo, con la convocazione di un tavolo di lavoro cui prenderanno parte ordini professionali e associazioni ambientaliste. «A quasi cinquant’anni dalla prima legge regionale di tutela delle grotte promulgata in Italia – si legge nel testo di invito – è oggi molto sentita la necessità di un aggiornamento, che tenga conto sia della vasta normativa in materia ambientale emanata in ambito nazionale ed europeo che della maggiore sensibilità della popolazione per l’ambiente nel suo complesso». Chiare le intenzioni. Così come chiaro è uno degli obiettivi portanti del futuro impianto normativo: una revisione del sistema della catalogazione attualmente esistente. Il catasto, in sostanza, che la Regione vorrebbe aggiornare e rivedere «per metterlo a sistema e stabilizzarlo senza più la necessità di un continuo rinnovo delle convenzioni con gli speleologi», anticipa l’assessore Mariagrazia Santoro. «La procedura che ci porterà alla scrittura della norma dovrà essere il più possibile partecipata».
L’operazione della Regione muove anche da una precisa indicazione emanata dal Consiglio d’Europa il 5 maggio 2004 in merito agli obblighi di valorizzazione del patrimonio geologico, anche a fini turistici. La legge poggerà su alcune linee guida base: la prima, come detto, investe la gestione del catasto. Un documento che sarà allargato – ed è una novità – pure alle cavità artificiali. Conterrà l’elenco delle grotte e un passaggio programmatico sul “riconoscimento del pubblico interesse alla tutela dei siti”, con particolare attenzione al fenomeno carsico. Tutto ciò nella convinzione che la ricchezza su cui può contare il Fvg costituisce “valore scientifico, ambientale e culturale”. Spetterà al legislatore, una volta definiti gli indirizzi di massima del provvedimento, intervenire sui criteri specifici per la conservazione dei siti. Tutto questo prevede anche un’attività di promozione per il censimento e lo studio. Un lavoro per il quale la giunta intende servirsi anche della collaborazione con università, enti di ricerca e associazioni riconosciute a livello regionale e nazionale. La legge si soffermerà, inoltre, sulle modalità di gestione delle singole cavità, comprese le operazioni di recupero delle grotte degradate. Un’altra sezione darà spazio alla parte divulgativa ed educativa, dedicata soprattutto alle scuole. E il turismo, infine, con la creazione di una serie di itinerari pensati in modo da mettere a circuito il maggior numero di cavità esistenti. I progetti potranno essere curati dai Comuni singoli e associati, Comunità montane, enti e associazioni. «Auspichiamo che nella formulazione del catasto venga riconosciuto il nostro lavoro», è l’appello di Furio Premiani, presidente della Federazione Speleologica regionale e coordinatore di ventiquattro gruppi speleo in Fvg.
«Noi visitiamo costantemente le cavità e le teniamo a posto, siamo gli unici a farlo e a fornire dati e fotografie. Ci aspettiamo anche un adeguato supporto finanziario, visto che con la chiusura delle Province non potremo più beneficiare di contributi pubblici».
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