Nuove indagini speleosubacquee alla Grotta del Timavo

ROV 01Il 13 agosto 2015 è stata effettuata una ricognizione subacquea tramite un piccolo veicolo filoguidato munito di telecamera (Rov) nella Grotta del Lago, o Grotta del Timavo (1844/4583 VG), l’ampia caverna dove scorre il Timavo – ultima “finestra” prima delle foci – scoperta dopo il brillamento di una mina per lo scavo del nuovo acquedotto di Trieste l’11 marzo 1970, nei terreni di proprietà di Davide Peric (che ringraziamo per la disponibilità e collaborazione).

La grotta è formata da un’unica caverna, completamente allagata, accessibile da un’entrata artificiale dopo la chiusura della voragine con una copertura in cemento armato.

Il lago è stato esplorato a più riprese negli anni passati, e un preventivo rilievo batimetrico per avere un profilo del fondo tramite scandaglio era stato realizzato già nel 1970, prima delle immersioni speleosubacquee.

Come si legge nella descrizione del Catasto, allora era stato rilevato che alla base del pozzo di accesso il crollo della volta aveva portato il fondo a meno di due metri, formando un cono che digrada con forte pendenza verso il braccio occidentale della galleria, a metà della quale la profondità è di circa 18 m.

Nel punto estremo raggiungibile in superficie lo scandaglio aveva indicato una profondità di 33,60 m, mentre a ridosso della parete Nord e in un’area non superiore ai 4 mq, il cavo d’acciaio usato per le misure era filato per 44,20 m, indicando la presenza di un profondo pozzo subacqueo.

Per la ricognizione del 13 agosto è stato utilizzato il Rov Explorer di proprietà dell’operatore tecnico subacqueo Stefano Caressa, coadiuvato da Duilio Cobol, Franco Gherlizza e da chi scrive questa nota.

Il veicolo filoguidato, collegato a una centralina portatile munita di schermo video, è lunga poco più di 30 cm, del peso di 3,5 kg, può raggiungere una velocità massima di 1,9 nodi e può operare fino alla profondità di 80 metri.

Lasciando la centralina di controllo fuori dal pozzo di accesso, il Rov è stato calato nel lago con un cavo di 80 metri.

Le riprese sono state registrate grazie a una seconda action camera ad alta definizione collegata allo stesso.
Rispetto al rilievo, le immagini subacquee registrate confermano in linea di massima le precedenti osservazioni, tranne a ridosso della parete Nord della cavità, dove il Rov ha raggiunto una profondità di oltre 50 metri, non riuscendo ancora toccare il fondo per mancanza di cavo.

Sempre nell’area della parete Nord che delimita il lago, a una profondità fra i 40 e i 50 metri è stata osservata la presenza di due piccoli crostacei, molto probabilmente Troglocharis, come ha osservato Clarissa Brun, gamberetti marcatori naturali del Timavo, nonché il cibo preferito dai protei.

Alla base del pozzo di accesso il Rov ha fra l’altro rilevato la presenza di una sagola visibile anche in superficie ancorata al fondo.

Le immagini registrate sono le prime realizzate in un punto molto favorevole all’esplorazione del delta sommerso del Timavo.

Pietro Spirito

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