Anche se un po’ in ritardo riprendiamo questa notizia da Il Piccolo del 4. gennaio 2016
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Trieste, nelle grotte di sale cilene a 230 metri di profondità
Spedizione di sette speleologi triestini della Commissione Boegan nel deserto di Atacama
di Riccardo Tosques
TRIESTE – Marco “Cavia” Sticotti, Mauro Norbedo, Adriano Balzarelli, Alessio Busletta, Guido Sollazzi, Federico “Gino” Deponte e Paolo Gabbino. Ecco i sette intrepidi esploratori triestini reduci dallo straordinario viaggio nelle grotte di sale nel deserto di Atacama, nel Cile del Nord, considerato il deserto più arido del pianeta.
Appartenenti alla storica Commissione Grotte “Eugenio Boegan” della Società Alpina delle Giulie, gli speleologi triestini hanno dovuto affrontare un territorio palesemente ostile, che ha messo a dura prova il fisico, un ambiente estremo con enormi difficoltà, sia dal punto di vista logistico che dal punto di vista della fatica.
La testimonianza di Marco “Cavia” Sticotti, il capospedizione: «Abbiamo fatto due campi a quota 2600 metri, con zaini molto pesanti da 40 kg di cui 20 solo d’acqua. Tutto era reso ancora più difficoltoso dalla temperatura che nelle ore più calde raggiungeva i 70° C al suolo, specialmente nei tragitti dal campo verso le grotte. La notte, invece, la temperatura scendeva tranquillamente sotto zero».
Tra i tanti problemi, oltre all’escursione termica, anche i frequenti ed improvvisi episodi di epistassi, il sangue dal naso dovuto al sale in sospensione. Ma il team giuliano è stato colpito anche da un…terremoto. Il 27 novembre, infatti, a San Pedro de Atacama, attorno alle 9.40 locali, la terra ha iniziato a tremare. Un bel po’ di paura, ma per fortuna nessuna conseguenza per la spedizione. La Cordillera de la Sal, la zona delle esplorazioni avviate dalla Cgeb già dal 2000, è situata a nord del paese sudamericano nella regione di Antofagasta.
Il campo base, invece, dista circa 40 km dal primo centro abitato, la cittadina di San Pedro de Atacama, in un paesaggio lunare ed estremo: non a caso l’Esa, l’Ente spaziale europeo, ha testato proprio qui i materiali e i veicoli per le missioni utilizzati su Marte. «Le esplorazioni di quest’anno hanno coinvolto il sistema Dario Cressi, in particolar modo la Grande Quebrada, già esplorata negli anni scorsi, ma con molti interrogativi lasciati irrisolti – racconta Federico Deponte -. Le caratteristiche di queste grotte sono l’ingresso e l’uscita in un canyon creati dalle rare piogge che formano dei trafori con bellissimi tratti di gallerie che serpeggiano sopra un alveo fluviale più recente».
Ma quali risultati sono stati raccolti? Sticotti racconta: «Per ora abbiamo scoperto ed esplorato le grotte nel sale più profonde al mondo, raggiungendo i -230 metri di profondità, peccato che madre natura ci abbia privato in varie occasioni della volta e quindi non possiamo parlare dei sistemi salati ipogei più lunghi al mondo, fino a quando Odino non scioglierà tutto con la pioggia».
Come noto Odino è il famoso dio degli speleologi che viene invocato durante la preparazione del Gran Pampel – la potente bevanda degli speleologi – a non inviare pioggia ma vino. I sistemi ipogei nel sale più estesi al mondo attualmente si trovano in Iran e in Israele portando il sistema Cressi al terzo posto al mondo come dimensioni. Nei due campi effettuati è stata continuata l’esplorazione del sistema con relativo rilievo che supera i 10 km tracciati nelle varie grotte, ma sono state anche scoperte ed esplorate altre cavità come la Vacuna Seca e la Cueva di Prospero. Altre cavità scoperte durante la spedizione verranno esplorate nel prossimo viaggio in programma il prossimo anno. Con l’obiettivo di catalogare anfratti e grotte, fertile territorio, per gli esploratori di Trieste.
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