All’interno del Parco Naturale delle Prealpi Giulie in una cavità carsica del Canin interessata da depositi di ghiaccio sotterraneo permanente, sono stati recentemente rinvenuti dei cristalli grossolani (alcuni millimetri di dimensione) di calcite molto particolare che prende il nome di calcite criogenica. Si tratta del primo ritrovamento di questo tipo in Italia e sulle Alpi meridionali in genere, ed in assoluto il quinto a livello alpino.
Fino ad ora calcite criogenica grossolana era stata rinvenuta solamente in due grotte delle Alpi Svizzere ed in due cavità delle Alpi Austriache.
Questo particolare tipo di calcite, oltre ad avere la caratteristica di formarsi in pozze d’acqua in fase di congelamento al di sopra dei depositi di ghiaccio sotterraneo, ha la non trascurabile caratteristica di poterne stimare l’età di formazione grazie a sofisticati metodi di datazione isotopica. In questo modo sarà quindi verosimilmente possibile interpretare le fasi di scongelamento del permafrost avvenute alla fine dell’ultimo massimo glaciale nelle Alpi Giulie, quando i ghiacciai iniziarono a ritirarsi rapidamente dalle nostre montagne ed il clima iniziò ad assumere caratteristiche più simili a quelle a cui siamo abituati ai giorni nostri.
Questo è almeno quello che spera il team di ricercatori che ha diffuso la notizia la settimana scorsa in occasione del settimo workshop internazionale sulle grotte di ghiaccio (IWIC VII) svoltosi a Postojna, Slovenia. Renato R. Colucci del CNR, autore del ritrovamento che guida il team di ricerca che si occupa di studiare la criosfera sotterranea delle Alpi orientali, ha inoltre reso noto il nuovo progetto scientifico C3 (Climate-Cave-Cryosphere) che vede coinvolti istituti e laboratori di ricerca italiani, tedeschi, sloveni e austriaci, oltre al Parco Naturale delle Prealpi Giulie, e vede in prima fila la “Commissione Grotte E. Boegan”, società speleologica della Società Alpina delle Giulie di Trieste, leader logistico del progetto.
Al workshop Colucci ha anche presentato un lavoro da poco pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Geomorphology” che mette in relazione la rapida evoluzione dei ghiacci sotterranei del Canin con l’aumentata frequenza di eventi eccezionali di pioggia, anziché neve, ad alta quota nei mesi tardo autunnali a causa del cambiamento climatico in atto.
Il Presidente del Parco Naturale delle Prealpi Giulie Andrea Beltrame ha espresso soddisfazione per la scoperta che conferma ancora una volta l’importanza di questa straordinaria area per la ricerca ed, in particolare, per la comprensione dei fenomeni collegati ai cambiamenti climatici.
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Notizia ripresa da news.rsn.it
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