Notizia ripresa da scintilena.com:
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Ad integrazione ed aggiornamento di precedente comunicato, si riporta la breve descrizione del programma di lavoro ed i risultati sin ora conseguiti.
Da un paio d’anni, alcune realtà speleologiche locali ed enti di ricerca, stanno lavorando ad una serie di tracciamenti che hanno come obiettivo quello di studiare le dinamiche delle circolazioni idriche profonde del Carso, principalmente il bacino della Reka/Timavo.
Il primo tracciamento, dopo molti anni di stasi su questo fronte di ricerca, è avvenuto tra la grotta Jama Sežanske Reke (J.S.R. Slovenia) e l’abisso di Trebiciano, due grotte distanti poco più di un chilometro, interessate dallo scorrere delle acque, nel caso dell’Abisso di Trebiciano, quelle che prendono il nome di Timavo. L’esperimento è stato proposto dalla Società Adriatica di Speleologia (S.A.S.) e dal Jamarski odsek Slovenskega planinskega društva Trst, ed è stato condotto dall’Università di Trieste in collaborazione con alcuni studiosi indipendenti. L’immissione del tracciante alla Jama Sežanske Reke è stato eseguito a cura del JoSPDT ed i campionamenti all’Abisso di Trebiciano sono stati effettuati dalla SAS.
La prova ha definito con assoluta certezza la correlazione delle acque tra le due cavità, difatti dopo quasi quattro giorni, il tracciante immesso nella J.S.R., ha raggiunto l’abisso di Trebiciano, dove la restituzione del tracciante è stata presumibilmente totale, definendo una canalizzazione diretta, ma con percorsi molto più lunghi di quanto ci si aspettasse.
Il secondo tracciamento avvenuto nel 2016, con l’immissione della fluoresceina a Vreme, una zona dove in magra, le acque della Reka, poi Timavo, vengono totalmente inghiottite nel sottosuolo, sette chilometri prima di poter raggiungere le grotte di Škocjan/San Canziano.
Oltre la S.A.S. e il Dipartimento di matematica e geoscienze dell’Università di Trieste, l’esperimento è stato reso possibile grazie alla collaborazione con il Parco di San Canziano-Park Škocjanske jame. Dopo quaranta giorni di percorso sotterraneo, il tracciante ha raggiunto le risorgive del Timavo e le sorgenti d’Aurisina, ma i campionamenti giornalieri in abisso di Trebiciano, protratti per quasi un mese, hanno evidenziato come le acque che spariscono nell’inghiottitoio, non passino per questa cavità. Un dato veramente inedito, ed inaspettato.
Il terzo tracciamento ha avuto inizio il 23 ottobre, sulla coda di una piccola piena di 20 mc/s, con l’immissione di 5 chili di fluoresceina nelle grotte di San Canziano. Nel frattempo nella grotta di Kanjaduce viene posizionata la strumentazione per il rilevamento (cavità nei pressi di Sežana, Slovenia, nella quale nel 2003 lo Jamarsko Drustvo Sežana, gruppo locale, scopre dopo anni di scavi, il Fiume). Nell’Abisso di Trebiciano tutto era già predisposto da qualche settimana. Dopo 4 giorni dall’immissione, il tracciante ha raggiunto la grotta Kanjaduce, dove ha transitato dal 27 al 30 ottobre.
Nell’Abisso di Trebiciano il primo campione positivo è del 4 novembre, ed il tracciante è ancora in fase di transito. L’obiettivo del tracciamento non è esclusivamente di tipo qualitativo, quindi di confermare o meno i collegamenti tra le varie cavità, ma quantitativo, cioè che una volta acquisiti e rielaborati tutti i dati, si riuscirà a definire quanta dell’acqua che entra a San Canziano passa per le varie grotte monitorate, per capire se c’è un corso preferenziale, perdite o diramazioni. Per questo motivo si sono anche eseguite numerose prove di portata a San Canziano, Kanjaduce e Trebiciano.
Le operazioni di immissione tracciante sono state curate dal Parco di San Canziano, dal Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste e dalla Società Adriatica di Speleologia, come anche i campionamenti giornalieri ed il posizionamento delle strumentazioni di rilievo nell’Abisso di Trebiciano.
Il posizionamento delle strumentazioni, i campionamenti quotidiani e le prove di portata nella grotta Kanjaduce, sono stati eseguiti dell’Istituto di Ricerche Carsiche di Postumia (Inštitut za raziskovanje krasa) e dalla Società Adriatica di Speleologia.
In altre due cavità, la Lazzaro Jerko (scoperta nel 1999) e l’abisso di Repen (scoperto nel 2010), sono stati posizionati dei fluocaptori, rispettivamente dalla Commissione Grotte “E. Boegan” CAI Trieste e Club Alpinistico Triestino.
Partecipano inoltre come studioso del problema, il dott. Mario Galli, e come propositore, fondamentale esperto e consulente per le tutte le fasi del tracciamento, calcoli e rielaborazione dati, il dott. Fabio Gemiti di Trieste.
Per seguire le novità: https://www.facebook.com/Adriaticadispeleologia/
Marco Restaino
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