In questo ultimo periodo il Gruppo Triestino Speleologi si è impegnato nella ricerca di alcune vecchie grotte situate in Carnia (Friuli), esplorate e rilevate oltre 100 anni fa e sicuramente mai più cercate né visitate. Si tratta di due grotte di cui si trova traccia nella pubblicazione del De Gasperi Grotte e voragini del Friuli del 1916 oltre che su alcuni numeri vecchi di Mondo Sotterraneo.
La prima è la Grotticella del R. Filuvigne (242/105Fr), situata in comune di Socchieve, esplorata e rilevata da U. Micoli in data 11 agosto 1910.
Già alcuni anni orsono il GTS l’aveva cercata sulla base della descrizione pubblicata: “… a circa 300 m a monte della strada nazionale …” ma non era stata rintracciata essendo la zona impervia e selvaggia. Quest’anno si è ritornati e dopo aver risalito il rio per circa mezzo chilometro dal ponte sulla statale, è stato finalmente rinvenuto l’ampio imbocco della caverna.
La posizione risulta quindi spostata di almeno 200 m da quella indicata a catasto; il rilievo del 1910, invece, risulta combaciare molto con quello nuovo fatto in questa occasione. La grotta, che si apre in conglomerato, presenta dei fenomeni di crollo abbastanza evidenti e sembrerebbe che in caso di alluvioni venga interessata dalle piene, nonostante sia situata una dozzina di metri sopra l’alveo del torrente.
La seconda cavità rintracciata è la Caverna del M. Corbolan (263/91Fr), rilevata dal De Gasperi nel 1909 o 1910 e anch’essa mai più rintracciata. Risulta situata a nord del Clap di Corbolan (m 894) in comune di Ovaro all’interno della Dolomia dello Sciliar, alla base di alte pareti.
La ricerca di questa grotta ha impegnato una giornata intera: prima dalla cima, verso nord est, poi verso ovest ma sempre bloccati da alte pareti strapiombanti. Nella zona sommitale non è neppure stata rintracciata una grande dolina segnalata dal De Gasperi.
Poi su informazioni di locali, è stata tentata la via dal basso risalendo prima il rio Màlon e poi per il vecchio e abbandonato sentiero che collegava Trava a Cludinico. Ancora con risalite su estreme pendenze, è stato finalmente trovato l’ampio imbocco. Esso è situato alla fine di una ripidissima franosa e pericolosa gola di oltre 45° di pendenza. Anche in questo caso il rilievo è risultato esatto; e la posizione, calcolando il posto impervio ove si apre la grotta, è abbastanza precisa. È stata presa la posizione tramite GPS ed effettuato un servizio fotografico, mentre non si è ritenuto opportuno redigere un nuovo rilevamento.
In questo modo, grazie a questa attività di ricerca, nel nuovo Catasto Speleologico Regionale queste due grotte non saranno più solamente un numero e un nome con un alone di leggenda, ma cavità vere e proprie con dati e informazioni precise e aggiornate.
Foto di Gianni Benedetti, Marco Bevilacqua e Cristina Marsi.
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