Riproponiamo l’articolo de Il Piccolo inerente l’ultima colorazione con fluoresceina fatta al lago di Doberdò, mentre alla fine trovate i due articoli (in sloveno) dal Primorski Dnevnik sempre inerenti lo stesso oggetto.
Buona lettura!
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Il mistero di Doberdò e la nuova tappa delle ricerca condotta con il coordinamento dell’Università di Trieste e il supporto di Acegas
Le bonifiche attuate a Sablici e a Pietrarossa sono forse la causa della “sparizione” del lago
Da Il Piccolo del 21.9.2018
di Laura Blasich
La ricerca
È ripresa la caccia da parte degli speleosub alle acque che defluiscono dal lago di Doberdò. E la nuova tappa delle ricerca condotta con il coordinamento del Dipartimento di geoscienze dell’Università di Trieste e il supporto di Acegas, e che rimane un tassello fondamentale per delineare le strategie da mettere in campo per migliorare lo stato di salute dello specchio d’acqua, ha finora confermato l’esito del tracciamento delle acque effettuato a fine giugno.
In buona sostanza le acque del lago defluiscono verso Sablici e la Moschenizza e verso il pozzo di Jamiano, Comarie e il Timavo.
Si sono confermati negativi i campioni di Pietrarossa e delle Mocille, oltre che dei pozzi dell’acquedotto sloveno a Clarici.
«Credo che a breve faremo il punto con il gruppo di lavoro per il lago di Doberdò – spiega Luca Zini, docente del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste, che sta coordinando lo studio sulle acque assieme anche a Fabio Gemiti, chimico delle acque ed ex Acegas, e di Mario galli, storico ed esperto di carsismo locale –. In base all’esito delle indagini finora condotte sembra incida nei periodi di magra, com’è quello attuale, la presenza dei canali di bonifica di Sablici e di Pietrarossa. Potrebbe quindi essere opportuno testare delle soglie mobili, non definitive, per verificare l’efficacia della soluzione».
I tempi non saranno immediati, perché con l’arrivo dell’autunno il livello delle acque salirà e renderà più problematica l’ispezione.
La prima finestra utile potrebbe aprirsi a gennaio o febbraio, nel caso in cui siano secchi, o sennò si dovrà attendere nuovamente la fine di giugno.
«Vanno valutati gli impatti di una scelta del genere – aggiunge Zini – su un ecosistema che si è stabilizzato da quasi mezzo secolo, dopo la creazione dei canali di bonifica. E andranno coinvolti gli eventuali proprietari delle aree interessate».
Dopo le prove di conducibilità e quindi di portata dell’acque sotterranee effettuate dagli speleosub in una serie di cavità nel corso dell’estate, si è tornati lunedì a immettere nell’inghiottitoio sudorientale del lago della fluorescina, in qualità superiore alla fine di giugno (700 e non 300 grammi sciolti in 10 litri d’acqua).
In questi giorni gli speleosub che fanno parte della rete ora formata da sette associazioni della Venezia Giulia (alle tre che per prime si sono impegnate in questo lavoro – Amici del Fante di Monfalcone, Linder di Ronchi dei Legionari, Talpe del Carso di Doberdò – si sono aggiunti Bertarelli di Gorizia, Cat, Società adriatica di speleologia di Trieste, Gruppo speleologico carsico di San Martino del Carso) sono ritornati quindi a ricercare il tracciante in una serie di punti già oggetto di indagine tre mesi fa, ma non solo.
L’indagine
Prelievi 3 volte al giorno in 6 grotte e 15 siti scoperti
In totale le due squadre a disposizione stanno prelevando campioni d’acqua tre volte al giorno in 15 punti in superficie e in 6 grotte. Via via l’équipe del Dipartimento di Geoscienze sta quindi effettuando le analisi sui campioni dal cui esito dipenderà la conferma dell’indagine condotta a giugno. «La magra è molto più marcata rispetto a tre mesi fa – spiega Matteo Cavanna, coordinatore del Gruppo speleologico monfalconese Amici del Fante – e per questo stiamo lavorando su molti più punti. Il lago di Doberdò è inserito in un sistema idrogeologico davvero complesso».
Le scoperte
Tracciante rinvenuto nel Timavo
Protei in un pozzo di Comarie
La presenza dei quattro anfibi, ottimo indicatore biologico, è stata riscontrata nella zona del pozzo dell’ex stazione di pompaggio dell’acquedotto
Il tracciante immesso nel lago di Doberdò dagli speleo a giugno è transitato anche dal terzo ramo del Timavo e nei giorni scorsi si attendeva facesse altrettanto. L’operazione, quindi, non a caso sta interessando e coinvolgendo non solo Acegas e il Servizio geologico della Regione, ma anche l’Istituto geologico sloveno, vista la presenza, poco oltre il confine di Jamiano, dei pozzi di Clarici che alimentano l’acquedotto del Carso sloveno. Università, associazioni e altri soggetti coinvolti si sono in ogni caso già dati appuntamento tra qualche settimana a Doberdò per tirare le fila del nuovo tracciamento, una volta completata l’analisi dei campioni. Le esplorazioni preliminari condotte nel corso di tutta l’estate nelle cavità del Carso attorno a Doberdò e tra quest’ultimo e la zona a monte di Monfalcone e San Giovanni di Duino hanno riservato anche qualche sorpresa dal punto di vista naturalistico. Come la scoperta della presenza dei protei non solo nella grotta di Comarie, poco distante da Jamiano, ma anche nella cavità dell’ex stazione di pompaggio dell’acquedotto. Proprio nei pressi della stazione c’è un pozzo profondo pochi metri e il cui ingresso è ora protetto da un coperchio. Gli speleo grazie alle loro attrezzature sono riusciti a indagare il fondo del pozzo, individuandovi quattro protei la cui presenza era sconosciuta anche alla gente del posto, che invece era a conoscenza della presenza dell’anfibio a Comarie. Il proteo non è una rarità nelle cavità carsiche della zona, ma, vivendo solo in acque incontaminate, è un ottimo indice biologico dello stato di salute dell’ambiente, in questo caso quello di Jamiano.
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Qui trovate anche i due articoli apparsi sul Primorski dnevnik nei giorni scorsi:
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