Anche se con ampio ritardo, per il quale ci scusiamo, riportiamo qui sotto le notizie del Timavo System Exploration 2018, con le foto e didascalie pubblicate dalla Società Adriatica di Speleologia sulla loro pagina facebook.
- Prima parte – agosto 2018
- Seconda parte – agosto 2018: S.O.S. Proteus
- Terza parte – agosto 2018: Le esplorazioni…
Prima parte – agosto 2018
Timavo: Centinaia di metri di gallerie fin ora inesplorate, spelosub istruiti per eseguire durante le immersioni prelievi di dna sui protei, 180 speleologi coinvolti nelle varie edizioni… questo e molto altro in un unico progetto di carattere internazionale… Timavo System Exploration.
(foto Stefano Savini)
Ma per parlare delle eccezionali scoperte e delle ultime frontiere nel campo della ricerca sul Proteo, bisogna fare un passo indietro, un salto nel passato di oltre due secoli.
250 anni fa, per la prima volta viene descritto un singolare animale, il cucciolo di drago, Olm, o scientificamente, Proteus anguinus laurenti, o più comunemente conosciuto col nome di Proteo.
Il più grande vertebrato esistente, adattato esclusivamente alla vita in grotta.
Anfibio completamente cieco, depigmentato, e con altri adattamenti unici per la sopravvivenza nell’ambiente ostile del sottosuolo.
Ma la storia del Proteo si interseca con un’altra grande avventura, la ricerca del Timavo sotterraneo, che ci porta sul carso: 177 anni fa, nel 1841, anno in cui è stato scoperto l’Abisso di Trebiciano, dopo una serie di ricerche per trovare una fonte sicura di approvvigionamento d’acqua per la città di Trieste, che in quel periodo era “assetata” per il grande aumento demografico.
(foto Edi Mauri)
Attorno alla città, solo pochi torrenti, con acqua perlopiù inquinata o comunque insufficiente per garantire quanto serviva.
L’acquedotto teresiano, portava acqua buona, ma oramai, troppo poca per soddisfare i bisogni della Trieste imperiale.
(foto Cristian Cq Bencich)
Si cerca nel sottosuolo carsico, dove, l’acqua che manca in superficie, scende tutta e si accumula nelle profondità.
(foto Alberto Maizan)
In più, è cosa nota il fenomeno di cattura del Reka, presso Škocjan – San Canziano, fiume che deve per forza scorrere sotto il Carso, per rivedere la luce dopo 30 chilometri, presso San Giovanni di Duino, col nome di Timavo.
(foto Alberto Maizan)
Il Lindner, dopo mesi di scavo inseguendo i segnali del fiume attraverso una lunga serie di pozzi, con i suoi lavoratori, i grottenarbaiten, scopre il Timavo sul fondo di una enorme caverna a meno 300 metri dalla superficie.
L’acqua non verrà mai utilizzata, scorre a soli 12 metri s.l.m. troppo in profondità, ed è impossibile pomparla fuori.
Si abbandonano i progetti di reperire l’acqua sotto il Carso, ma intanto è stata scoperta una finestra sul Timavo, questo fatto da impulso a tutte le discipline annesse al carsismo e sottosuolo, e così nasce la speleologia, per come la intendiamo oggi.
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