Dal 24 al 26 luglio scorso si è svolto il consueto campo speleologico in Pradut (Claut) organizzato dall’Unione Speleologica Pordenonese CAI. Quest’anno è stato denominato “Atto Speleo Campo”, rispettando la serie di unità di misura sempre più infinitesimali, come da tradizione.
Ma di infinitesimale c’è stato poco: una decina di squadre, da tre a quattro soci ciascuna, attive nella zona con compiti ben definiti, dalla ricerca e posizionamento di nuovi ingressi all’esplorazione di grotte già conosciute, ma soprattutto l’attività di rilievo delle cavità, con un numero sempre maggiore di soci, anche giovanissimi, ormai esperti nel riprodurre fedelmente le forme ed i vuoti nel sottosuolo in base alle misurazioni prese sia con i nuovi metodi digitali che con la tradizionale bussola, clinometro e cordella metrica.
Straordinaria infatti la partecipazione dei ragazzi dell’USP, una “forza lavoro” allegra, indipendente, ma anche prudente e competente riguardo le regole di progressione in grotta. Regole quest’anno arricchite dalle Linee Guida Cai per contenere i rischi di trasmissione del Covid19, seguite pedissequamente anche nel campo base allestito presso il Rifugio Pradut grazie alla disponibilità del Gestore. La voglia di tornare ad essere “gruppo” è tanta, ma lo è anche la consapevolezza che i sacrifici di distanziamento di oggi scongiurano un ritorno ai mesi scorsi, quando si è dovuti rinunciare alle grotte tenendosi uniti nelle settimanali videochiamate di gruppo, in una sorta di “didattica speleologica a distanza”. Per fortuna ora si è tornati ad essere, come si ama ripetere, “operativi”.Un lungo weekend di obiettivi centrati, di sole e di buio, di racconti e condivisione, di fatica e di allegria, piena di volti giovani, infangati e colmi di passione per il mondo sotterraneo.
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