La parola al Presidente
 

Questo articolo segue a distanza di sei anni il precedente della rubrica “La parola al Presidente”, pubblicato sul n. 13, dicembre 1997 de La Gazzetta, che vi invito a rileggere per constatare l’attualità di quanto riportato. È trascorso tanto tempo dal quel mio ultimo scritto in questa rubrica, non perché non ci fosse nulla da dire, ma perché ho sempre preferito che fossero gli speleologi – attraverso l’apposita rubrica “L’opinione dello speleo” – a esprimersi, a comunicare le proprie idee. Non avrebbe avuto infatti senso monopolizzare le pagine del nostro notiziario esclusivamente con le idee del presidente. È venuto però il momento di chiarire alcuni fatti, che si stanno trascinando oramai da parecchio, riguardo la speleologia nella nostra Regione e in particolare il rapporto con la LR 27/66. Consiglio, a chi avrà l’intenzione di arrivare fino in fondo, di rileggere i numeri arretrati de La Gds contenenti i verbali delle assemblee e quanto riportato nella rubrica “L’opinione dello speleo” di alcuni numeri passati; ciò al fine di avere un quadro della situazione il più completo possibile, che agevoli la lettura dello scritto. (GB)

Quale speleologia regionale per il futuro?
Quale futuro per la speleologia regionale?

Il mondo e la società civile sono in continua evoluzione.

Anche la speleologia, in 150 anni, è mutata, soprattutto negli ultimi 30 anni, sotto tutti i punti di vista, quello legislativo in primis.

In questa evoluzione la speleologia del Friuli-Venezia Giulia si è trovata, e lo è tuttora, in una posizione critica, per tutta una serie di cause, non ultima l’interpretazione della LR 27/66, che finanzia e riconosce l’importanza dell’attività speleologica e che tutela le cavità naturali.

La situazione di criticità era già stata intravista nel lontano 1997 quando pochi lungimiranti proposero e fondarono una federazione speleologica regionale alla quale aderì, entusiasticamente e fin da subito, la maggioranza dei gruppi del Friuli-Venezia Giulia.

Taluni gruppi, invece, preferirono aderire solo per il fatto che dal di dentro si controlla meglio la situazione e si può continuare a coltivare il proprio orticello ben sapendo che cosa sta facendo il “nemico”. Tra aprile e dicembre 2002, la FSR aveva promosso due assemblee generali e quattro incontri a livello provinciale, per sottoporre all’attenzione dei gruppi speleologici aderenti la situazione che si andava creando e per cercare una via di fuga, una soluzione unitaria, presa democraticamente.

“Democraticamente” poi tutta la questione venne affossata, dal “sotterraneo” lavorio di alcuni gruppi, che ritenevano migliore il detto “ognuno per sé: Dio per tutti”, piuttosto che “l’unione fa la forza”.

Dopo un anno, i problemi e i pericoli che riguardano la speleologia del FVG sono emersi ulteriormente, ma non per bocca del presidente della FSR, ma per quelle – evidentemente più autorevoli e credibili – dei funzionari regionali preposti alla LR 27/66.

Con la LR 7/2000, la Regione ha il compito di emettere dei regolamenti attuativi in quei casi in cui vengano concessi contributi o sovvenzionamenti a beneficiari non definiti, come nel nostro caso. Quindi, anche se in ritardo, la Regione si è vista “obbligata” ad interpellare qualcuno del “mondo speleologico”, per avere dei suggerimenti e poter compilare tale Regolamento.

Sì, ma quale speleologia consultare? Quella delle guide speleologiche? Quella della ricerca universitaria? Quella del Soccorso Speleologico? Quella dei gruppi speleologici?

Chiaramente, in questo frangente, la speleologia regionale ha dovuto, in tutta fretta, organizzarsi, riunirsi, decidere, ecc.

Bisogna a questo punto premettere che, da un paio d’anni, con lo scioglimento del Comitato di cui alla LR 55/80 e con l’arrivo del nuovo funzionario in Regione, la speleologia regionale non aveva praticamente più alcun contatto con gli uffici regionali preposti e si è trovata tagliata fuori, non avendo alcuna rappresentanza, alcuna voce in capitolo.

Grazie ad alcune lettere della FSR dell’anno passato indirizzate alla Regione, lettere criticabili e criticate dai gruppi, si è riusciti, come gruppi speleologici, a raggiungere un, seppur debole, riconoscimento, a ricucire il filo spezzato. Infatti, nel momento di necessità, la Regione stessa, nel settembre di quest’anno, ha potuto interpellare i gruppi speleologici per il tramite della federazione (è ovvio che è più pratico fare una unica telefonata, piuttosto che trenta).

Purtroppo però – lo abbiamo visto in queste ultime settimane – si è continuato a perseverare nell’errore e a non dare ascolto a chi tutto ciò lo aveva previsto: pur disponendo di una federazione regionale, che nel bene o nel male è avviata da più di sei anni e che unisce la quasi totalità dei gruppi regionali, si è voluto cercare l’unitarietà, la rappresentatività della speleologia regionale al di fuori della già formata federazione, facendo resuscitare gli ex quattro rappresentanti provinciali, di cui alla ex LR 55/80. Questo perché nel 1997, al momento della fondazione della FSR, certi gruppi – vedendo nella FSR una potenziale minaccia – avevano di fatto permesso la fondazione della federazione, purché non si intromettesse nell’ambito della LR 27/66; mossa comprensibilissima per molti di essi, per questione di soldi o per questione di prestigio.

Tutto ciò, però, accadeva nel 1997.

La FSR, nonostante tutto, in questi anni è cresciuta e ha fatto maturare la speleologia della nostra regione; ha avuto anche occasione di dimostrarsi in tutta la sua onestà d’intenti, non avendo mai arrecato danno ad alcuno, anzi, e avendo sempre cercato il dialogo e il confronto con chiunque.

Ora siamo nel 2003, presto nel 2004. La situazione è leggermente cambiata. Come i più accorti avranno avuto modo di recepire, la fonte dei nostri problemi e delle minacce alla speleologia è da ricercare al di fuori del nostro ambiente, e quindi al di fuori della federazione.

Attraverso interminabili riunioni, assemblee, scontri e incontri, in questi anni i gruppi speleologici hanno avuto modo di confrontarsi, conoscersi. Tutto nella maniera più democratica possibile e alla luce del sole. È chiaro che errori possono essere stati fatti, da parte del presidente (chi non fa, non falla!), ma solo per una reazione impulsiva, e comunque sempre per il bene della speleologia e mai per il proprio gruppo d’appartenenza, che anzi, in questi sei anni, probabilmente, ci ha rimesso più di qualsiasi altro.

Per quei gruppi che ancora si ostinano a rintanarsi nella loro caverna, aggrappandosi al concetto pattuito oralmente nel 1997, e volendo ignorare l’origine esterna delle nostre problematiche, è arrivato ormai il momento di fare un esame di coscienza e chiedersi se effettivamente la FSR può ancora costituire una minaccia per i propri soldi o per il prestigio acquisito negli anni. Sarebbe ora che quei gruppetti si rendessero conto che quello che finora ha fatto la FSR è sempre stato fatto con l’intento, riuscito, di far crescere la speleologia e gli speleologi usufruendo del lavoro di quei pochi in Regione che, conoscendo le altre realtà italiane, si rendono conto che la nostra speleologia sta perdendo punti su tutti i fronti e che stiamo per essere ampiamente superati da quelle federazioni i cui membri hanno capito (e non ci vuole molto) che la fattiva collaborazione tra le varie componenti è l’unico sistema per riuscire a produrre qualcosa di positivo e uscire da una situazione di pericolo. Ci sono da noi gruppi che perseguono la convinzione di poter fare di tutto e da soli, col loro “operato sotterraneo”, tanto ridicolo, quanto inutile, dal momento che, prima o poi, tutto viene a galla: se girassero un poco lo sguardo e allargassero i loro orizzonti, forse, si accorgerebbero di quanto sono indietro e quanto sbagliano.

Ora la Regione attende una risposta dalla speleologia regionale su tali argomentazioni e problematiche.

Per praticità, come all’inizio è stato interpellato un unico interlocutore, è chiaro che tali proposte, scaturite dalle interminabili riunioni a vari livelli la Regione le attenda dallo stesso interlocutore a cui si è rivolta; non solo per ovvietà e praticità, ma anche perché si aspetta una speleologia matura, organizzata, una speleologia degna della tradizione della nostra regione.

Ovvio!

È giunto quindi il momento di ammettere che è stato perso troppo tempo in questi ultimi anni e che è il caso di dare finalmente peso all’unico organismo speleologico regionale, investendolo di tutta l’ufficialità necessaria per poter rappresentare degnamente la speleologia, esattamente come accade nelle altre regioni più evolute speleologicamente.

Gianni Benedetti