«Gli speleologi del Circolo Speleologico Idrologico Friulano e gli studiosi del Museo di Storia Naturale di Udine hanno svelato il lato nascosto delle Miniere del Rio Resartico, situate tra Resia e Resiutta.» Con questa immagine ad effetto, la stampa locale ha ripreso una notizia a suo tempo pubblicata su La Gazzetta numero 79 del giugno 2003. Su segnalazione di alcune guardie forestali, è stato infatti possibile individuare e raggiungere di recente il primo degli accessi al sistema di scavo che si sviluppa per diversi chilometri all’interno della montagna. I cunicoli erano stati scavati per portare alla luce scisti bituminose, materiale usato come combustibile fin dal 1874. La scoperta ha sorpreso residenti e addetti ai lavori: da anni infatti si considerava come raggiungibile solo la galleria di collegamento posta poco a monte dell’antico villaggio minerario, oggi in fase di recupero. La stessa però, proprio per la sua funzione, non rappresentava un esempio significativo delle originali gallerie di scavo. Tutto il tratto di miniera visitata si sviluppa all’interno di strati produttivi intensamente stratificati che possiedono uno spessore variabile tra un metro e mezzo e due metri e mezzo. A loro volta sono inglobati in una massa rocciosa dolomitica a volte intensamente fratturata. L’ingresso del tratto un tempo era utilizzato per lo scarico del materiale sterile lungo il pendio. Da esso soffiava una forte corrente d’aria proveniente dall’interno. Le gallerie principali solo larghe circa due metri e alte un metro e mezzo. Sul fondo sono visibili i segni dove un tempo erano sistemate le traversine in legno per binari usati per far correre i carrelli carichi di materiale cavato. Gran parte della gallerie sono prive di sostegni: solo nei punti di maggiore instabilità sono ancora presenti travature di sostegno in legname. Tutte le attrezzature trasportabili sono infatti state prelevate dalla miniera già al momento del suo abbandono. In alcuni punti sono tuttavia visibili fornelli per lo scarico dei materiali. La visita del sito è comunque sconsigliata per il pericolo reale di crolli. (Da Il Gazzettino On line del 21 marzo) (GB)