EDITORIALE

Con il periodo primaverile, l’attività di molti gruppi, come tradizione vuole, viene monopolizzata dai corsi di speleologia. Il fatto che questo tipo di attività sia ormai entrato in crisi, sia per l’esiguo afflusso di allievi sia per la loro scarsa predisposizione a rimanere all’interno dei gruppi una volta terminata l’esperienza, non sembra influire sulla politica “didattica” dei vari gruppi regionali, che finiscono per affollare quelle ormai classiche cavità, stufe di vedere allievi e istruttori continuare a consumare i loro già lisi pavimenti. Ma se una volta questa sorta di affollamento poteva portare al limite allo scontro fra gruppi diversi, il numero attuale di partecipanti potrebbe forse favorire l’incontro tra realtà diverse. Se è vero che il corso sta diventando sempre di più l’occasione per rinsaldare l’attività interna tra i soci, altrimenti dispersa durante l’anno in mille rivoli diversi, potrebbe essere forse il momento per confrontarsi e migliorarsi con gli altri, al di là delle sigle ed acronimi che troppo spesso ci hanno diviso nel passato e continuano a dividerci nel presente.