Quattro speleologi del Club Alpinistico Triestino hanno effettuato il primo campo di ricerca speleologica sul versante resiano del Canin, dal 16 al 23 agosto. Il progetto di ricerca su questi versanti ha preso il via in seguito all’accordo intercorso tra il CAT e la direzione del Parco Naturale delle Prealpi Giulie che ha accolto la proposta del gruppo triestino di un progetto pianificato di esplorazione su tutto il versante sud del Canin resiano. Il progetto, che prevede tre anni di ricerche, si avvale della base logistica data dalla Casera Canin, recentemente restaurata e inaugurata. Quindi, ottenuti i necessari permessi, e in stretta collaborazione con l’Ente Parco, è cominciata la ricerca partendo dalla zona denominata “Tau Culze” dove, nei sette giorni di permanenza, sono stati trovati e rilevati sei modesti ipogei (si tratta in maggior parte di cavernette) e sono state individuate altre quattro cavità in testata del Rio Toudule. Per alcune cavità è stato determinante l’aiuto fornito anche dal Corpo Forestale della Stazione di Resia e da numerosi paesani di Stolvizza. (FG)

Un importante risultato è stato raggiunto da parte degli scavatori dei “Morti”, nella grotta in oggetto. Dopo aver toccato, nel dicembre 2003, la profondità di 218 metri, sono stati svuotati altri 24 metri di pozzi arrivando quindi alla medesima quota raggiunta, nel 1894, dal Club Touristi Triestini (–242 metri). A fine agosto di quest’anno, si è reso completamente agibile il cunicolo che porta al vecchio fondo della grotta e, dopo aver scoperto una nicchia nella quale giacevano abbandonati utensili e resti di attrezzature dell’epoca (1866), gli speleologi del Club Alpinistico Triestino si sono affacciati su di un vano completamente occluso dall’acqua e che hanno incominciato a vuotare. Attualmente, il livello raggiunto è quello di –250; soltanto un paio di metri quindi li separa dalla fessura nella quale venne posizionato il fornello di mina, le cui tragiche conseguenze hanno determinato il nome della grotta. (MTo)