E, sempre in tema di domus spelea e delle polemiche che intorno a tale progetto si stanno sviluppando, trascriviamo un intervento comparso sulla Lista Internet Speleoit a nome del Presidente della FSR.
Domus spelea = casa dello speleologo?
Riguardo al progetto in ricordo di Francesco Dal Cin e alla luce delle recenti mail di Gianpaolo Fornasier e Tubo Longo apparse sulla lista Speleoit, mi sento di fare, se non a mente fredda, per lo meno a mente tiepida, alcune considerazioni, prima che si inneschi sulla lista una babele di mail, soprattutto da parte di chi non è a conoscenza dei fatti.
Come ha ricordato Renato, la storia di un centro speleologico sul Carso triestino parte da molto lontano ed è stata riproposta, da soggetti diversi, in varie occasioni.
Però Tubo è al di là dell’Oceano da un po’ di tempo, e non può tastare di persona l’atmosfera che tira qua in Italia, qua in regione FVG, e più in dettaglio qui a Trieste.
Purtroppo (o per fortuna?) è una situazione che si evolve di giorno in giorno, estremamente fervida e attiva, che però fa mutare opinioni dall’oggi al domani, che ti costringe – magari – a rimangiarti le parole che hai detto il giorno prima.
È un periodo in cui, oltre a tirare (anche giustamente) l’acqua al proprio mulino, si tende a cercare di sommergere, come uno tsunami, tutto ciò che sta intorno, con effetti che a volte possono essere devastanti per la Speleologia.
In questo contesto – altamente altalenante e poco sicuro, in cui si inseriscono singoli speleologi, gruppi speleo o pseudo-speleo, federazioni più o meno locali, associazioni regionali di varia estrazione, centri e istituti di ricerca scientifica, guide più o meno patentate, soccorsi speleo, e via elencando – è difficile riuscire a capire dove sta la Speleologia, quella con la S maiuscola, quella che sta dentro in ognuno di noi. In ognuno di noi che coltiva questa passione.
È per questo motivo che inviterei alla cautela prima di appoggiare o bocciare iniziative di qualsiasi tipo, di sottoscrivere documenti, di promuovere improbabili raccolte di fondi. Inviterei ad informarsi per bene quali sono esattamente gli scopi; a farsi spiegare precisamente tutti gli estremi del progetto, qual è esattamente il punto di arrivo e anche quello di partenza.
Il Cin se n’è andato da poco ed è chiaro che sulla scia della commozione si tenda a fare quanto prima qualcosa per ricordarlo; però a volte non sempre la fretta è una buona consigliera.
Inviterei, quindi, ad una riflessione, sia da parte di chi è disposto a portare avanti a spada tratta o appoggiare il progetto in nome dell’Amico scomparso, sia da parte di chi è – per motivazioni diverse – scettico, se non addirittura contrario.
Tutto in nome della Speleologia.
Gianni Benedetti