Pubblicazioni edite
Notiziario del Parco
Sul numero 23 del notiziario dell’Ente Parco Naturale Prealpi Giulie appare, alla pagina 6, un articolo dal titolo “Secondo campo speleologico alla Casera Canin”. In esso l’autore – Franco Gherlizza – fornisce un resoconto del campo estivo (4 - 10 settembre 2005) tenuto alle pendici del Monte Canin, al quale hanno preso parte 4 soci del Club Alpinistico Triestino e uno della Società di Studi Carsici “A.F. Lindner”. I risultati esplorativi, come il precedente campo, sono stati modesti, anche a causa del prolungato maltempo; di due cavità vengono forniti la descrizione e alcuni dati catastali. (GB)
Jaskinie
Sul numero 2(43) del 2006 della rivista di speleologia polacca compare un articolo, a firma di Wlodzimierz Matejuk (Rower) intitolato “Dolomiti Friulane”. In esso l’autore fornisce un resoconto e illustra i risultati della spedizione speleologica effettuata nell’agosto 2005 dallo Speleoklub Dabrowa Gornicza nell’area della Busa dei Vediei (comune di Cimolais, PN). Il risultato di maggior interesse è senza dubbio la scoperta e l’esplorazione (fino a circa -200 m) di un nuovo abisso (Jaskinia AQQ), che si viene a posizionare proprio a metà strada tra le due maggiori cavità dell’area (Buca delle Manzette, -425 e Buca Mongana, -450) e di cui viene fornito il rilievo. Il capo spedizione ha inoltre potuto individuare, grazie all’utilizzo di un parapendio, numerosi ingressi sulle alte pareti che si trovano tra l’area carsica e il fondovalle, poco a monte del paese di Cimolais. (GB)
Grotte della Grande Guerra
In questi ultimi anni si nota nell’editoria, e non soltanto locale, un rinnovato interesse per tutto quanto è collegato alla Prima Guerra Mondiale sul fronte carsico. Dopo le minuziose indagini di Abramo Schmid, che dagli anni ’70 del secolo scorso alla sua morte hanno riportato alla luce avvenimenti, siti e personaggi del fronte carsico triestino e goriziano, nell’ultimo decennio la pubblicistica storiografica ha messo sul mercato molte monografie riguardanti trincee, battaglie, memoriali. Mancava, dal punto di vista dei grottisti, un’opera che trattasse solo delle grotte di guerra, di un aggiornamento del lavoro su quel tema pubblicato dal colonnello Italo Gariboldi negli anni dell’immediato dopoguerra. A riempire questo vuoto ci ha pensato il Club Alpinistico Triestino con il ponderoso volume (352 pagine formato A4) firmato da Franco Gherlizza e Maurizio Radacich intitolato, appunto, Grotte della Grande Guerra. Le sue prime 35 pagine sono dedicate alla premessa e all’inquadramento storico degli avvenimenti bellici del periodo 1915-1917, con brevi note sulle undici battaglie dell’Isonzo. Ci sono poi una decina di pagine contenenti l’indicazione delle metodologie d’indagine seguite e delle fonti consultate, dopo di che vengono presentate (pagg. 49 - 324) le 226 cavità in qualche modo utilizzate durante il conflitto. Chiudono il volume un breve estratto dal Catasto delle cavità carsiche di Gariboldi (pagg. 325 - 332), una nota del responsabile dell’Ufficio tutela e valorizzazione del patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale della Soprintendenza BAPPSAE del Friuli-Venezia Giulia, architetto Maurizio Anselmi (pagg. 333 - 342) e la bibliografia (pagg. 344 - 346). Nella parte più corposa, quella catastale, di ogni grotta sono riportati gli elementi classici: i nomi più conosciuti, la posizione (per parecchie anche con coordinate GPS), i dati metrici (profondità, lunghezza, pozzi), i nomi dei vari rilevatori che si sono succeduti nel tempo. Più la voce Riferimenti, cioè l’indicazione sintetica del tipo di utilizzazione (osservatorio, ricovero, infermeria ecc.). Queste indicazioni anagrafiche sono seguite dalla descrizione della cavità, completa di rilievo, con inoltre notizie sul ruolo avuto dalla stessa durante il biennio in cui la guerra infuriava sul Carso. Una ricchissima documentazione fotografica, in buona parte coeva e attinta da vari archivi, primo fra tutti quello di Pier Paolo Russian, trasporta visivamente il lettore in un mondo che appartiene ormai alla storia. Completano questa parte centrale del volume numerose schede, stampate su fondo grigio, che integrano le informazioni presentando fatti, documenti, aneddoti e leggende attinenti le grotte e il territorio. Il Catalogo delle grotte di guerra di Gherlizza e Radacich è seguito dall’elenco (numero di Catasto Regionale e VG – per quelle oltre confine c’è l’indicazione SLO – e denominazione) delle 139 cavità presenti nella monografia del Gariboldi. Chiude la monografia l’intervento di Anselmi che espone sia i limiti che gli spazi operativi previsti dalla normativa vigente per gli appassionati che si dedicano al recupero e al ripristino delle strutture belliche – in caverna e fuori – realizzate nel corso della Grande Guerra. Il suo elaborato è completato, opportunamente, dalla trascrizione del testo integrale della legge 7 marzo 2001 n. 78 “Tutela del patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale”. La bibliografia è composta da una sessantina di voci, di cui molte di memorialistica italiana e austriaca (manca però il bel fascicolo sul monte Ermada, di C. Sgai, F. Gherbaz e F. Vidonis Valorizzazione delle opere di guerra del Monte Ermada, settore del Monte Cocco, uscito due anni fa). Per la realizzazione della loro opera gli Autori non solo hanno consultato le fonti classiche delle conoscenze speleo – il Catasto regionale delle grotte e il Catasto-Archivio storico della Società Alpina delle Giulie – e la bibliografia specifica, ma hanno voluto procedere ad una ricognizione sul terreno al fine di individuare le grotte descritte e di poterne dare la foto dell’ingresso. Un grosso lavoro, che sicuramente avrà portato via molto tempo, ma che ha permesso – ed è forse il maggior pregio dell’opera – di fornire al lettore un prodotto che rispecchia lo stato delle cose e non, come spesso avviene, una miscellanea tratta da scritti di altri autori. Un lavoro che si è avvalso dell’aiuto di sette collaboratori esterni, mentre contributi vari (notizie, documenti e informazioni) sono stati forniti da una dozzina di studiosi e specialisti vicini al mondo delle grotte o a quello degli storici. Un lavoro così complesso e tanto dettagliato non poteva non annoverare qualche imperfezione. L’ipotesi che il Catasto di Gariboldi abbia esercitato il ruolo di motore per la pubblicazione del 2000 Grotte di Bertarelli - Boegan è, infatti, inesatta. L’idea di pubblicare tutto il Catasto delle grotte della Venezia Giulia era stata avanzata dalla Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie già nel novembre 1919; allora si era pure dibattuto sull’opportunità di stampare un volume unico (Boegan) ovvero di far uscire una serie di monografie zonali (Timeus, Palese, Gradenigo). Prevalse alfine la prima ipotesi, e l’attività dei primi anni ’20 fu indirizzata all’acquisizione del materiale per realizzarla. L’opera di assemblamento e sistemazione della gran mole di documenti, forniti dalla SAG e iniziata da Luigi Vittorio Bertarelli nel 1925, venne interrotta nel gennaio 1926 dalla sua improvvisa morte; Il Catasto di Gariboldi, basato sempre sui dati forniti dalla SAG, doveva servire per eventuali usi bellici, essendo i confini ormai definiti dal Trattato di Rapallo (11 novembre 1920). Il giudizio complessivo sul libro non può essere che positivo, e questo non solo per i grottisti. L’aver raccolto in un unico volume tutte le notizie sulle grotte del Carso utilizzate nel corso della Prima Guerra Mondiale ne fa uno strumento a cui potranno (e dovranno) far riferimento tutti gli studiosi che affronteranno questa materia. Ma se per gli studiosi il libro è una preziosa fonte di informazioni, per l’escursionista, ipogeo o epigeo che sia, potrà essere – nonostante la sua mole – una guida alla scoperta di un mondo sotterraneo facilmente accessibile, muta testimonianza di due anni di dura guerra di trincea. Guerra ormai così lontana nel tempo da permettere di guardare con occhio e animo sereni le opere dei due eserciti belligeranti, oggi divenute un unico grande museo affidato alla civiltà del visitatore. (PG)
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