Speleologia urbana
I Sotterranei dei Gesuiti
La Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia opera oramai da 24 anni nello studio e nella catalogazione delle cavità artificiali presenti nel territorio della città di Trieste. Già nel 1984, richiamati dalle tante segnalazioni che indicavano la presenza di estesi vani sotterranei, è stato possibile accedere ad alcuni passaggi posti tra le fondamenta della Chiesa di Santa Maria Maggiore, ma in tale occasione non sono stati rinvenuti ambienti di particolare interesse: tutte le camere rintracciate erano state rimaneggiate ed al loro interno erano presenti muri trasversali, impianti fatiscenti, strutture metalliche e grandi cumuli di materiali. Sono state fatte le necessarie ricerche storiche, le dovute osservazioni sulle tecniche costruttive ed è stato tracciato un loro preciso rilievo; poi questi sotterranei sono stati tralasciati non essendo possibile, nello stato in cui si trovavano, procedere a ulteriori indagini. Da quei primi anni è passato molto tempo ed altri studi sulle opere artificiali hanno vista impegnata la SAS in varie parti della città. Lo scorso anno, però, si è ritornati sotto la Chiesa di Santa Maria Maggiore, per vedere se c’era la concreta possibilità di riprendere le ricerche interrotte e bisogna dire che le condizioni sono risultate notevolmente cambiate. Il nuovo parroco non solo ha accettato con entusiasmo che continuassero le indagini, ma ha addirittura contribuito alla realizzazione di alcuni lavori di pulizia e demolizione. Sono state abbattute le murature posticce, smantellate le parti metalliche ed asportate decine di metri cubi di materiali e rifiuti. Particolare cura è stata posta nell’intervenire solamente sulle parti realizzate recentemente, lasciando integre le strutture antiche. Il risultato raggiunto è che ora questi ambienti sono nuovamente liberi e che la loro visita può avvenire con relativa facilità. Conosciuti come i “Sotterranei dei Gesuiti”, questi ambienti si sviluppano sotto la chiesa costruita da Giacomo Briani nel XVII secolo. Questi passaggi hanno da sempre attirato l’interesse degli studiosi, da Antonio Tribel nell’Ottocento fino a molti giornalisti dei nostri giorni. Non si tratta di ambienti particolarmente vasti, ma risulta di particolare fascino l’atmosfera che li pervade. Nessuno ha ancora potuto accertare se veramente al loro interno sia stato insediato un Tribunale dell’Inquisizione, ma la tradizione parla di torture, prigionieri e scheletri incatenati alle pareti. Non è stato rinvenuto nulla di così macabro ma, dopo i lunghi lavori di pulizia, è oggi possibile osservare la “Camera Rossa”, ambiente dalla forma particolare in cui si dice abbia operato il Tribunale, il “Pozzo delle Anime”, ancora ricco di acqua trasparente, e la “Torre del Silenzio”, struttura architettonica dalle strane forme e caratteristiche costruttive. È doveroso precisare che tali denominazioni non sono invenzioni recenti, ma sono le stesse che sono state utilizzate e riportate nei libri da quasi cent’anni. Anche se non è ancora chiaro quale sia stato il reale utilizzo di questi ambienti sotterranei, essi emanano ancora oggi un particolare richiamo legato alla loro morfologia ed ai racconti romantici che li vedono coinvolti. I “Sotterranei dei Gesuiti” sono ora visitabili in tutta sicurezza, previo appuntamento da richiedersi in ufficio parrocchiale, e la loro osservazione viene facilitata da numerosi pannelli esplicativi che, attraverso piante, sezioni, fotografie e brevi testi, evidenziano le particolarità e l’evoluzione di questi ambienti. È convinzione che l’iniziativa di valorizzazione di questi antichi sotterranei rappresenti un ulteriore piccolo contributo alla conoscenza della storia e delle tradizioni della città di Trieste. (PG)
Ipogei artificiali della Grande Guerra
Nel mese di giugno alcuni soci delle Sezione Ricerche e Studi sulle Cavità Artificiali del Club Alpinistico Triestino hanno proseguito con il censimento delle opere ipogee della Grande Guerra in Regione. Nel Vallone di Gorizia sono state rilevate e documentate 14 caverne militari austro-ungariche, mentre altre 10 (italiane) sono state posizionate in attesa di essere topografate nel mese di luglio. In Val Raccolana (UD), sono stati rilevati 5 ipogei artificiali (italiani), mentre a Osoppo (UD) è stata topografata una galleria-cisterna (italiana) che serviva da deposito d’acqua per la guarnigione dell’omonimo Forte. (FG)
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