Molti avranno appreso, per lo meno dalle pagine dei giornali di quest’inizio di gennaio 2008, che è morto a Trieste, all’età di 90 anni (sempre a Trieste era nato il 10 ottobre del 1917), uno tra i maggiori scienziati a livello mondiale che questa città ha dato: il professor Carlo Morelli. Prestigioso geofisico, uno dei padri della geofisica italiana, in particolare noto per il suo contributo alla gravimetria, è stato il fondatore dell’Osservatorio Geofisico Sperimentale (OGS), nonché uno dei fondatori della Facoltà di Ingegneria dell’ateneo triestino. Ovviamente noto per i suoi studi sulla gravimetria e sismica sulla struttura della crosta terrestre, compendiati in oltre 300 pubblicazioni scientifiche ed in un trattato, è sicuramente meno noto per il contributo che egli diede, nei primi anni ’50, alla conoscenza geofisica del Carso. Tuttavia, chi si è occupato del carsismo della regione del Carso, ebbe sempre ben presenti i risultati delle indagini del professor Morelli. In particolare di lui, in esclusivo riferimento all’oggetto dei nostri studi, ricordiamo i lavori: “Rilievo gravimetrico alle foci del Timavo” (1954) e “Indagini geofisiche per la ricerca del Timavo. Parte 1a: Misure gravimetriche” (1954), dove nel primo si delinea, per la prima volta, una ramificazione sotterranea degli sbocchi del Timavo, mentre nel secondo si delineano possibili percorsi del Timavo ipogeo (gallerie attive o inattive) nella vasta area tra Basovizza ed Opicina. Oltre a questi, di interesse per chi studia il Carso, vanno ricordati altri due lavori che indagano sulla morfologia profonda, sepolta da sedimenti fluviali o marini, riferibile a corsi d’acqua che avevano relazioni con l’altopiano carsico; si tratta dei lavori: “Rilievo gravimetrico sperimentale nella zona di Zaule (Trieste)” (1950) e “Rilievo sismico continuo nel Golfo di Trieste” (1968), quest’ultimo scritto assieme a Ferruccio Mosetti. Il prestigio internazionale del professor Morelli, i massimi traguardi accademici raggiunti ed i più alti riconoscimenti che egli ottenne, assieme alla sua straordinaria dedizione alla ricerca, lo collocano, nella Storia della Scienza, come uno degli uomini più illustri di Trieste e d’Italia.
Se le pagine de La Gazzetta possono essere modeste per ricordare questo Scienziato, nondimeno il suo ricordo è un dovere morale da parte di tutti coloro i quali si sono dedicati allo studio del Carso. (RS)