Manifestazioni passate
Gallerie cannoniere
Domenica 6 aprile, con una breve ma simpatica cerimonia, il Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” ha consegnato al gestore del rifugio situato sul versante sloveno del Monte Sabotino un quadro con la rappresentazione del rilievo topografico delle locali gallerie cannoniere. Si tratta di un complesso molto grande di gallerie risalenti alla Prima Guerra Mondiale, che il gruppo speleologico goriziano ha accuratamente mappato lungo tutta la cresta del monte. Come si ricorderà, il “Seppenhofer” ha già rilevato e topografato le caverne di guerra situate sul versante italiano del Sabotino e da qualche tempo si è dedicato ad eseguire lo stesso lavoro anche sulla parte slovena dello stesso monte. I rilievi così eseguiti sono serviti egregiamente a portare a termine il lavoro di ripristino delle gallerie esistenti e comprese nell’ambito del progetto “Parco della Pace”, allestito dal comune di Nova Gorica (SLO). Gli speleologi goriziani, con la donazione del rilievo topografico in grande scala, hanno voluto riempire un vuoto significativo nel bel museo allestito all’interno del rifugio. La giornata domenicale si è poi conclusa con la visita di alcune grandi caverne situate lungo il crinale sloveno del monte e che saranno meta dei prossimi lavori di rilevamento. (MT)
Speleologia: non solo grotte
Per raccontare, soprattutto ai più giovani e a chi non sempre può inoltrarsi in una cavità naturale, emozioni, paesaggi e avventure del magico mondo sotterraneo in un modo nuovo e divertente, l’Unione Speleologica Pordenonese CAI ha realizzato il “Progetto PROTEUS”, una struttura didattica con un percorso di oltre trenta metri dove, assistiti da esperti operatori, i bambini, e non solo loro, come “veri speleologi”, esplorano una “quasi grotta” scoprendo ed interpretando diverse particolarità del mondo ipogeo e degli animali che in esso vivono. Terminato il percorso, i giovani esploratori, sempre da protagonisti attivi, si cimentano insieme agli speleologi nelle tecniche di progressione in grotta. La validità didattica e ludica di “PROTEUS” si è confermata anche nell’incontro del 6 aprile promosso a San Quirino dall’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) dove gli speleologi dell’Unione, insieme con altre associazioni, invitati a collaborare alla riuscita di una giornata ricca d’avvenimenti e di significati, hanno vissuto, in un clima d’entusiasmo e allegria, una splendida esperienza “fuori dalle grotte”. (GF)
Convegno sui 50 anni della Scuola Nazionale di Speleologia del Club Alpino Italiano
È questo il titolo dell’incontro che si è tenuto il 12 e il 13 aprile, primo dei tre appuntamenti previsti per festeggiare il traguardo del mezzo secolo della scuola del CAI. La manifestazione, organizzata dall’Organo Tecnico Periferico Operativo CAI Friuli Venezia Giulia per la Speleologia, è cominciata il sabato con lo svolgimento di gite in alcune grotte del Carso triestino, quali la Grotta Gigante, la Grotta Impossibile e la Grotta Savi. Il clou dell’evento si è concretizzato invece la domenica alla presenza di quasi un centinaio di persone che, convenute al Teatro Preseren di Bagnoli della Rosandra (TS), hanno presenziato al convegno La storia della Scuola Nazionale di Speleologia del Club Alpino Italiano: nascita, evoluzione delle tecniche speleologiche, futuro didattico. Presentato e moderato da Giorgio Fornasier, l’incontro è iniziato con i saluti delle autorità tra cui: Francesco Carrer, componente del Direttivo del CAI; Claudio Mitri, del Gruppo regionale del CAI; la sindaco di San Dorligo, Fulvia Premolin; il presidente della Società Speleologica Italiana, Giampietro Marchesi; il presidente della Federazione Speleologica Regionale del FVG, Gianni Benedetti; Mario Privileggi e Giorgio Godina, rispettivamente presidenti della SAG e della XXX Ottobre. Ha preso poi la parola Edoardo Raschellà che ha sottolineato come i rapporti tra le due scuole di speleologia esistenti in Italia – CAI e SSI – debbano essere collaborativi e non antagonisti, in quanto la scuola deve dare conoscenza e nozioni utili. Ha anche illustrato l’organizzazione e le mansioni della Commissione Centrale della Speleologia, da lui presieduta, nei confronti della Scuola del CAI e ha concluso ribadendo come le grotte siano laboratori e non palestre per fare sport. Ha portato i suoi saluti, e quelli di Antonio Rossi, anche Giampaolo Rivolta, past president della CCS. La parola è poi passata a Salvatore Sammataro, attuale direttore della SNS, che ha voluto premiare alcuni dei primi istruttori e accompagnatori della Scuola. Un commovente momento è stato la consegna, alla signora Roma, di un riconoscimento alla memoria del marito Carlo Finocchiaro, ideatore e primo direttore della Scuola Nazionale di Speleologia del CAI. Lo stesso Sammataro ha poi tracciato la storia di questi cinquant’anni, annoverando anche numerosi ricordi personali. È seguito un intervento di Mario Gherbaz. Il pomeriggio ha avuto inizio con la proiezione di un intervento di Sergio Consigli, past direttore della SNS, seguito da interventi vari e discussioni. Il ricco e gradito pranzo è stato funestato solo dalla pioggia. Da sottolineare la mostra rievocativa sulla storia della SNS, composta da foto, documenti dell’epoca e attrezzature speleologiche in uso mezzo secolo fa, allestita nell’atrio del teatro. (MB)
Presentazione libro Ermada
In occasione della festa di San Marco, al Villaggio del Pescatore (TS) sono state organizzate diverse manifestazioni tra cui, il 26 aprile, la presentazione del libro Ermada, scritto da Dario Marini. Molte le persone presenti in una sala della biblioteca troppo piccola per contenere tutti coloro che hanno voluto assistere alla manifestazione. Dopo una breve introduzione della responsabile della biblioteca del Villaggio, Zulejka Devetak, ha preso la parola il vicesindaco di Duino Aurisina, Massimo Romita, seguito da don Giorgio Giannini il quale ha decantato le capacità comunicative dell’autore che riesce a unire la parola scritta ai sentimenti che prova. È stata poi la volta dello stesso Dario Marini che ha spiegato come questo sia un libro inevitabile, dedicato a un monte che si “vede da casa”. Dopo i ringraziamenti agli amici che hanno collaborato e al Gruppo Speleologico Flondar, ha tenuto a precisare come non si tratti di una pubblicazione che può competere con altre sullo stesso argomento e che non si tratta neppure di una guida. Si è inoltre dichiarato contento e soddisfatto del prodotto finale perché è stato scritto con il cuore da chi ama il Monte Ermada. Per terminare ha preannunciato altri argomenti sui quali ha intenzione di scrivere in un prossimo futuro. Tra i molti presenti, ben nutrita la rappresentanza della speleologia locale. (MB)
|